Il disco della settimana: “Hey Clockface”, le varie facce di Elvis Costello

Elvis Costello – “Hey Clockface”

Nella sua ormai più che quarantennale carriera, Declan MacManus, meglio noto come Elvis Costello, ha attraversato diversi generi musicali. Dal rock influenzato dal punk degli inizi alla new wave, dal pop al country, per arrivare al jazz di New Orleans e persino alla musica classica (il bellissimo “The Juliet Letters” del 1993, registrato con il Brodsky Quartet). Autore molto prolifico, Costello ha collaborato negli anni con artisti di diversa estrazione come Nick Lowe e Paul McCartney (“Flowers In The Dirt” del 1989, uno degli album migliori dell’ex Beatle), ma anche gli irlandesi Pogues e Burt Bacharach. Il nuovo album del musicista londinese, il 31° della sua carriera, rappresenta un mix dei suoi tanti interessi e influenze musicali. Registrato soprattutto tra Parigi e New York, “Hey Clockface”, questo il titolo del disco, contiene 14 canzoni molto eterogenee che ne fanno uno dei suoi migliori lavori da diversi anni a questa parte. Ad affiancare Costello ci sono alcuni amici di sempre come il tastierista Steve Nieve, ma anche il chitarrista Bill Frisell e musicisti meno noti come il trombettista Mickael Gasche.

L’inizio è caratterizzato dall’atmosfera cupa di “Revolution #49” con un testo recitato un po’ alla Nick Cave e dal rock elettrico e punkeggiante di “No Flag”, in cui emerge la chitarra nevrotica di Nels Cline. Poi il tono generale si placa e si passa alla fascinosa ballata semi acustica “They’re Not Laughing At Me Now”. Bellissime la tosta “Newspaper Pane”, con un’atmosfera quasi da soul-rock urbano, e il notturno swing alla Dr John “I Do (Zula’s Song)”. Non mancano le ballate pop pianistiche in ricordo della collaborazione con Bacharach come la delicata e molto godibile “The Whirlwind” e la più classicheggiante “The Last Confession Of Vivian Whip”. La title track sembra uscita da un locale americano del periodo del proibizionismo, mentre “What Is It That I Need That I don’t Already Have?” è un raffinato folk-pop dall’atmos fera notturna. Infine la conclusiva “Byline”, una splendida ballata pianistica, cantata con voce intensa da un Costello in versione crooner. Un disco bello e sorprendente che cresce ascolto dopo ascolto.

di Giovanni Botti

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