Il disco della settimana: “I Am The Moon”, il progetto più ambizioso della Tedeschi Trucks Band

Tedeschi Trucks Band – “I Am The Moon”

La Tedeschi Trucks Band, ensemble di 12 elementi guidato dai coniugi di Jacksonville Susan Tedeschi e Derek Trucks, è uno dei gruppi più intriganti dell’attuale rock americano, vero e proprio depositario dell’eredità degli Allman Brothers, assieme ai Gov’t Mule di Warren Haynes. Tra le loro fonti di ispirazione però non ci sono solo i due grandi fratelli del sud, ma anche Delaney & Bonnie (altra band familiare) e soprattutto il Clapton sudista di Derek & The Dominos (comunque sempre Duane Allman). Proprio dal loro mitico album “Layla & Other Assorted Love Songs”, che Susan e Derek hanno già reinterpretato integralmente con buoni risultati, e in particolare dal poema che era alla base di quelle canzoni, “Layla & Majnun” del poeta persiano Nizami Ganjavi, è partito il nuovo progetto della Tedeschi Trucks Band, il più ambizioso della carriera.

Elaborato nel 2020 nel periodo più duro della pandemia e registrato l’anno scorso, “I Am The Moon” è composto da oltre due ore di musica, divise però in quattro parti della lunghezza di un vinile di un tempo, ciascuna dedicata ad una fase della luna e uscite ad un mese di distanza l’una dall’altra. Un’idea vincente quella di Derek e soci, che va incontro alla velocità della vita odierna e che consente sia di non tralasciare nulla nell’ascolto, per chi lo volesse, sia, eventualmente, di scegliere e acquistare i capitoli che uno preferisce. Per quanto riguarda la musica, nelle 24 canzoni di “I Am The Moon” c’è tutto il mondo della Tedeschi Trucks Band, dalle classiche atmosfere sudiste (“Somehow” che apre il terzo capitolo del progetto), al rock-blues (“Yes We Will” dello stesso volume), dalle ballate southern cantate da Susan (la bellissima “Hear My Dear”, che apre il primo capitolo, o la fascinosa “Antoher Day” che chiude il IV° volume) ai profumi jazz e ai lunghi e creativi strumentali (la intrigante “Pasaquan”, oltre 12 minuti di musica). E a guidare il tutto c’è la straordinaria chitarra di Derek Trucks, vero erede di Duane Allman. Da ascoltare con attenzione.

di Giovanni Botti

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