Musica: i 30 anni dei Modena City Ramblers, intervista a Franco D’Aniello

Raggiungere i 30 anni di carriera è un risultato notevole per un gruppo musicale, ancora di più se si tratta di una band nata a Modena che suona musica irlandese, seppur con diverse contaminazioni. A raggiungere quest’anno un traguardo così importante sono i Modena City Ramblers, che festeggeranno con un concerto in streaming in diretta dall’Estragon il 17 marzo, giorno di San Patrizio patrono d’Irlanda. “Ripercorreremo 30 anni della nostra musica con i cavalli di battaglia di allora, ma anche con quelli attuali – ci racconta Franco D’Aniello, uno dei membri storici dei Ramblers – saremo solo noi, senza ospiti particolari. E’ stato già difficile avere i permessi per organizzare tutto questo, quindi avere qualcun altro sul palco sarebbe stato ancora più complicato. Magari faremo la festa vera e propria quando si potrà tornare a suonare dal vivo in presenza”.

Franco, come è nata l’idea di questo concerto?
Ma guarda noi, in questo periodo di pandemia, non abbiamo avuto la voglia di registrare un nuovo album, per scrivere canzoni abbiamo bisogno di stimoli diversi. Però abbiamo sempre tanta voglia di suonare e, anche per far vedere che esistiamo ancora, abbiamo pensato assieme all’Estragon di fare un concerto il giorno di San Patrizio. Un qualcosa che non fosse il solito brano a riquadri come quelli che si sono visti durante il lockdown. Abbiamo attivato da qualche giorno la vendita dei biglietti attraverso il sito Bandcamp e abbiamo anche creato dei gadget per l’occasione, dalle magliette a delle birre speciali, realizzate da un birrificio veneto, che uno si può bere mentre guarda il concerto. Non sarà certamente come un concerto in presenza, ma almeno consentirà ai nostri fan che abitano lontano di seguirci. Sarà un ritorno sul palco a porte chiuse sperando che già in estate si possa tornare a suonare in presenza.

Torniamo indetro a 30 anni fa. Come sono nati i Modena City Ramblers, un gruppo di musica irlandese in una città come Modena?
Ci siamo trovati un po’ per caso. I tre del ramo sassolese del gruppo, i due Alberto (Morselli e Cottica) e Giovanni Rubbiani, avevano già una loro band completamente diversa e, dopo un viaggio, si sono innamorati della musica irlandese e gli è venuta la voglia di mettere su un gruppo del genere. Hanno trovato me e Luciano Gaetani, che suonavamo già da anni ma una musica più da ascolto, e siamo partiti. Dopo un solo mese di prove abbiamo fatto il nostro primo concerto al Wienna, davanti a 15-20 persone che ci guardavano stranite. In effetti a quei tempi un gruppo che suonava quel tipo di musica senza batteria era un po’ surreale. Lo facevamo per hobby, senza particolari velleità. Non ci immaginavamo nemmeno lontanamente che saremmo arrivati fin qui.

E il nome Modena City Ramblers come nasce?
Venne fuori proprio quella sera. Non sapevamo come chiamarci e gli altri tre ragazzi, una volta per una session, avevano utilizzato questo nome. Così scegliemmo Modena City Ramblers, come i Dublin City Ramblers. Dal punto di vista della comunicazione non era certamente adatto, era troppo lungo e molti si sbagliavano a scriverlo o a pronunciarlo, però alla fine si rivelò vincente, forse perché era strano e lontano dai vari gruppi dell’epoca.

Come è cambiata la vostra musica in questi 30 anni?
L’approccio è rimasto più o meno lo stesso così come la base irish che, però, negli anni è stata arricchita con diverse influenze, da quelle sudamericane a quelle balcaniche e di tutta quella musica che si definisce etnica.

Se dovessi scegliere un concerto, una collaborazione o un incontro particolarmente significativo in questi anni cosa diresti?
Una conoscenza che mi ha portato un arricchimento interiore è stata sicuramente quella con Luis Sepulveda. Al salone del libro di Torino conoscemmo Paco Taibo che a sua volta ci fece conoscere Sepulveda. Lui ci chiamò a suonare a Gjion, alla ‘semana negra’, e ne nacque una collaborazione che si è sviluppata spesso in modo casuale. Sepulveda ogni tanto ci chiamava a fare da colonna sonora ai suoi incontri e una volta ci ha regalato anche una sua poesia inedita da cui è nata “Una perfetta scusa”, una delle nostre canzoni più ascoltate. Siamo andati a suonare anche alla festa per il suo cinquantesimo compleanno. Più che una collaborazione era una amicizia.

In questo periodo che musica ascolti?
Un po’ di tutto, dalla musica irlandese, alla africana, a quella balcanica, ma poca musica nuova. Ascolto più o meno sempre quella che ascoltavo anni fa.

Franco, torniamo al concerto del 17 marzo. I biglietti come si acquistano?
Sui nostri profili social ci sono tutti i link al sito Bandcamp.com. Qui uno può attivare il link per assistere al concerto, che arriva via mail, oppure acquistare i gadget che vengono spediti direttamente a casa.

di Giovanni Botti

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