Il disco della settimana: la maturità artistica della figlia d’arte Amy Helm

Amy Helm – “What the Flood Leaves Behind”

Il cantautorato americano al femminile continua a proporre ogni anno artiste e album interessanti, sia nel filone più strettamente roots-rock e country che in quello più alternativo e meno tradizionale (ricordiamo ad esempio gli ultimi lavori di Fiona Apple e della stessa St. Vincent). Tra i diversi dischi di qualità usciti di recente in questo ambito spicca quello di una figlia d’arte, una musicista cresciuta, nonostante il cognome, con una lunga gavetta e arrivata oggi alla sua maturità artistica. Stiamo parlando di Amy Helm, figlia di Levon, indimenticato batterista e cantante di The Band, il cui terzo album solista “What the Flood Leaves Behind”, è decisamente uno dei più intriganti del 2021 per quanto riguarda la musica americana. Dopo gli inizi nella band del padre, la Helm si è fatta notare per essere stata tra i membri fondatori del gruppo folk-rock e alternative-country Ollabelle, con il quale ha pubblicato tre album, tutti bene accolti dalla critica. Nel 2015 ha invece intrapreso la carriera solista con “Didn’t it Rain”, disco importante soprattutto perché contiene le ultime registrazioni come batterista di Levon Helm.

Negli anni però Amy è stata anche accreditata come ospite alle seconde voci in diversi dischi di grandi artisti, dagli Steely Dan, a Rich Robinson a Rosanne Cash. Il nuovo lavoro ce la riconsegna più matura sia dal punto vista vocale che da quello compositivo anche se quasi tutti i brani a suo nome sono composti a quattro mani. Registrate negli storici studi del padre, ricavati in un fienile a Woodstock, le dieci canzoni del disco sono caratterizzate da un misurato mix di antico e moderno (la produzione è di Josh Kaufman, già in cabina di regia, tra gli altri, nell’ultimo album solista dell’ex Dead Bob Wier) e si ascoltano senza interruzioni dall’inizio alla fine. Si va dalla deliziosa “Verse 23”, con chitarra acustica e piano ad accompagnare la calda voce di Amy, alla ballata in stile The Band “Cotton and the Cane”, scritta assieme a Mary Gauthier, al country-soul più tradizionale di “Wait for the Rain”, con il ritornello che resta in testa al primo ascolto. Chiusura affidata ad un’altra splendida ballata, “Renegade Heart”, dall’atmosfera quasi gospel. Un disco che non piacerà solo ai nostalgici di The Band, ma a chiunque non possa fare a meno di bei suoni, belle melodie e belle canzoni.

di Giovanni Botti

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