Il disco della settimana: le lettere all’America del bluesman Eric Bibb

Eric Bibb – “Dear America”

Assieme a Keb Mo’ e Guy Davis, Eric Bibb è il più importante rappresentante del folk-blues americano degli ultimi tre decenni. Se Davis è più tradizionalista e Keb Mo’ si è spostato, negli anni, verso produzioni un po’ più raffinate, seppur sempre di qualità, e inserite nell’ampio calderone del suono Americana, il musicista newyorkese, ma trapiantato da diversi anni in Svezia, è quello che forse più si avvicina al Maestro del genere Taj Mahal con quel suo mix di sonorità folk-blues, soul, gospel e anche africane e caraibiche. Chitarrista acustico raffinato e dotato di un’ottima voce, Eric Bibb ha alle spalle una discografica sterminata (ben 23 gli album soltanto a suo nome, senza contare la miriade di collaborazioni e lavori a quattro o sei mani), in cui non è mai sceso al di sotto del livello di eccellenza.

Il suo nuovo lavoro, “Dear America”, arriva a tre anni dal precedente e lunghissimo “Global Griot” (era atteso già un anno fa, ma la pandemia ha un po’ dilatato i tempi), ed è allo stesso tempo un atto d’amore e una critica lucida e sincera verso il suo paese d’origine, gli Stati Uniti. Del resto la copertina, che ritrae il musicista con in mano una chitarra e una bandiera a stelle strisce in mezzo a un campo vuoto, già dice tante cose, così come la title-track, un blues dal piglio sudista, prima acustico e poi elettrico, che parte con una citazione di Martin Luther King. Bibb ama la sua terra, ma allo stesso tempo, da lontano, ne vede con chiarezza i difetti e i problemi, dal razzismo alla violenza dilagante, e li denuncia in maniera chiara nelle sue nuove canzoni.

Il sound è quello classico dell’artista, forse con qualche profumo soul-gospel in più, anche se non mancano certi spunti etnici che gli sono tanto cari. Tra le canzoni, oltre alla già citata title-track, segnaliamo l’iniziale “Whole Lotta Lovin’”, scarna e acustica, con il jazzista Ron Carter al contrabbasso, l’intensa “Born of a Woman”, cantata assieme a Shaneeka Simon, in cui il musicista newyorkese affronta il tema della violenza sulle donne, ma anche la conclusiva e deliziosa ballata “One-ness of Love”, con la brava Lisa Mills a duettare con Bibb. “Dear America” è un disco affascinante, denso di spunti e di cultura, senza però mai risultare didascalico. Da ascoltare assolutamente.

di Giovanni Botti

WP-Backgrounds Lite by InoPlugs Web Design and Juwelier Schönmann 1010 Wien