Il disco della settimana: “Moving on Skiffle”, il tributo di Van Morrison alle sue radici

Van Morrison – “Moving on Skiffle”

Quando, qualche mese, fa è arrivata la notizia che Van Morrison avrebbe pubblicato un album dedicato allo Skiffle, un genere musicale nato nei campi di cotone degli Stati Uniti che fonde country, folk, blues e gospel, e ripreso dai giovani inglesi negli anni ’50 prima dell’esplosione dei grandi gruppi dei sixties, in tanti hanno pensato ad un ennesimo divertissment di genere in attesa di nuova ispirazione. Niente di più sbagliato. Quello a cui ci troviamo di fronte è uno straordinario atto d’amore da parte di un grande artista per le sue origini e per una serie di canzoni che il Van adolescente suonava con il suo gruppo scolastico a Belfast. In realtà l’irlandese un disco allo Skiffle lo aveva già dedicato, il piacevolissimo live “The Skiffle Sessions”, realizzato assieme ai ‘maestri’ Lonnie Donegan e Chris Barber, ma “Moving on Skiffle” è un’altra cosa. Più che un tributo ad un genere musicale questo disco è una rivisitazione fresca, vibrante e coinvolgente che Morrison fa delle sue radici, di canzoni che ha ascoltato e cantato da ragazzino e che lo hanno in qualche modo influenzato, molte delle quali sono dei traditional.

Il suono dei 23 brani nella track list è splendido, gli arrangiamenti intriganti e originali e la voce di “The Man” ancora da pelle d’oca, nonostante i 77 anni. Basta ascoltare la meravigliosa versione di “Gypsy Davy”, un folk d’antologia con il magico violino di Seth Lakeman, o l’iniziale “Freight Train”, che la mitica Elizabeth Cotten compose ispirata dal rumore del treno che passava vicino a casa sua, per rendersi conto della bellezza e del valore artistico di questo progetto. Un disco che infonde energia, mette di buon umore e che propone delizie come la country ballad “Streamlined Cannonball”, la vibrante versione di “Cotton Fields”, interpretata in passato anche dai Creedence Clearwater Revival, e soprattutto gli oltre nove minuti di “Green Rocky Road”, uno “spiritual astrale”, cantato con un’intensità e una forza espressiva con pochi eguali. Da non perdere.

di Giovanni Botti

 

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