Il disco della settimana: “Tornillo”, il sound del sud dei Whiskey Myers

Whiskey Myers – “Tornillo”

I Whiskey Myers sono una delle più interessanti band di country-rock sudista della nuova generazione, di sicuro quella, artisticamente parlando, più in crescita. Texani di origine, si sono costituiti nel 2007 e da allora hanno registrato sei album acquisendo sempre più sicurezza e anche popolarità. Quest’ultima è aumentata ulteriormente dopo che, nel 2018, i Myers hanno partecipato sia personalmente che con dei loro brani, ad alcuni episodi della serie Tv “Yellowstone” con Kevin Costner. La loro musica è un classico rock’n’country del sud degli States sulla scia di band storiche come i Lynyrd Skynyrd, ma anche di altre più recenti (I Blackberry Smoke e gli Steel Woods), con l’aggiunta di elementi funky e soul, ancora più evidenti nel nuovo lavoro, “Tornillo”, che vede la presenza dei fiati e di un fascinoso coro gospel.

Pubblicato a tre anni dal precedente, omonimo, album, che ha raggiunto il primo posto nella classifica americana del country, il sesto in quella generale, il nuovo lavoro vede il gruppo di Palestine fare un ulteriore passo avanti. La stessa band, guidata dal cantante, chitarrista e principale compositore Cody Cannon, si è rinforzata con l’aggiunta del bassista Jamey Gleaves e del tastierista e percussionista Tony Kent, divenendo sempre più tosta e granitica. Dodici i titoli nella track list (undici, considerando che l’iniziale title-track è più che altro una breve introduzione strumentale dai sapori tex-mex al brano successivo, “John Wayne”, un southern-rock tosto e guidato dai fiati che funge anche da primo singolo).

Fiati e ritmi funky anche nella potente “The Wolf”, mentre “Feet’s” è un indiavolato rock’n’boogie che ricorda certi brani dei Lynyrd Skynyrd (il riff iniziale fa il verso a “Call me the Breeze” e la stessa voce di Cannon non si discosta tanto da quella di Ronnie Van Zandt). Non mancano, naturalmente, le ballate, intense e ricche di fascino. “For The Kids”, ad esempio è una rock ballads di grande forza, mentre la conclusiva “Heart of Stone” è più acustica e intimista. Una bella conferma.

(di Giovanni Botti)

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