Bob Dylan – “Springtime in New York – The Bootleg Series, vol 16”
Gli archivi di Bob Dylan sono davvero un pozzo senza fondo. Iniziate nel 1991 con il primo triplo CD, le sue “Bootleg Series” sono arrivate al 16° volume e continuano a proporre gemme sconosciute di valore tale che spesso portano a chiedersi perché siano rimaste fuori dal disco originale. Il nuovo capitolo della saga è dedicato alla prima metà degli anni ‘80, per la precisione al periodo 1980-85, che ha visto Dylan registrare album piuttosto altalenanti: dal non straordinario, seppur rivalutato nel tempo, “Shot of Love” (1981), una sorta di coda del cosiddetto periodo religioso, all’ottimo “Infidels” (1983), con la produzione e la chitarra di Mark Knopfler, al fin troppo patinato e anni ‘80 (pur contenendo qualche buona canzone) “Empire Burlesque” (1985). Il nuovo volume delle Bootleg Series si intitola “Springtime in New York” ed è disponibile in CD doppio con 25 canzoni, tra outtakes e versioni alternative, ma anche in un cofanetto deluxe di 5 CD (57 in questo caso le canzoni).
Diversi i brani sconosciuti che avrebbero meritato maggior fortuna già ai tempi della loro composizione a partire dalla splendida ballata “Angelina” (per la verità già contenuta in una versione molto simile nel triplo del 1991), che non si capisce secondo quali logiche sia stata lasciata fuori da “Shot of Love”. Sempre dalle sessions effettuate per il disco dell’81 segnaliamo il brillante reggae “Don’t Ever Take Yourself Away”, il blues “For Slippers”, rifatto a fine anni ‘90 nientemeno che da B.B. King, e il particolare gospel-rock “Yes Sir, No Sir”. Dalle sessions di “Infidels” arrivano, tra le altre, la deliziosa ballata “Lord Protect My Child”, “Too Late”, tipica Dylan song in stile anni ‘70, davvero bella (nella edizione deluxe compare in due versioni, una acustica e una con la band) e “Someone’s Got a Hold on My Heart”, canzone già fatta conoscere, in forma leggermente diversa, dal primo volume delle Bootleg Series. Interessanti anche i brani che vengono dalle sessions di “Empire Burlesque” che, nella maggior parte dei casi, fanno capire come quelle canzoni, senza certi orpelli anni ‘80, non fossero poi così male (“Emotionally Yours”, ad esempio, o la stessa “Tight Connection to my Heart”). L’ennesima dimostrazione della straordinaria prolificità e dell’infinito talento di mister Zimmerman.
di Giovanni Botti