Erano le ore 7:15 quando una anziana paziente, ricoverata in cardiologia per accertamenti, si è dovuta sottoporre al prelievo di sangue necessario prima di eseguire gli esami diagnostici.
L’infermiere in servizio ha chiesto, con gentilezza, se il prelievo poteva essere eseguito da un tirocinante universitario, al terzo anno di studi, così come previsto dal piano formativo.
La paziente, peraltro ex professionista sanitaria, ha declinato, asserendo “non faccio la cavia”. L’infermiere ha quindi preso atto, eseguendo personalmente il prelievo, spiegando alla signora che l’impiego di tirocinanti è assolutamente previsto dalle regole di ingaggio ed evidenziando quanto sia fondamentale il percorso esperienziale di questi giovani professionisti.
Sembrava tutto a posto, fino a quando, intorno alle 8:30, il marito della paziente insieme ad altre due persone – tutti italiani – sono entrati in reparto, fuori dall’orario di visita, chiedendo di poter incontrare l’infermiere autore del prelievo.
Il professionista si è presentato, qualificandosi. La discussione con il trio è degenerata e il marito della paziente ha sferrato un pugno al volto del sanitario, facendolo accasciare a terra. Il branco degli aggressori ha iniziato a infierire sul giovane, bersagliandolo con calci e pugni davanti agli occhi di numerosi testimoni, tra i quali altri infermieri, due medici specializzandi, un tecnico della cardiologia e un oss. Un altro infermiere è quindi intervenuto a difesa del collega, cercando di sottrarlo alla furia dei tre violenti e rimediando, pure lui, un pugno e delle contusioni multiple.
I due infermieri hanno ottenuto 10 giorni di prognosi ciascuno.
Gli aggressori sono stati fermati e identificati dalla Polizia.
“Vogliamo vedere gli aggressori davanti ad un giudice e chiederemo all’Azienda di costituirsi parte civile” dice Gennaro Ferrara della Cisl Fp…