Storie di Sport: Fabio Gerli, Modena, lo studio e il sogno serie A

(foto Campanini-Baracchi)

Del Modena di Tesser, Fabio Gerli è il metronomo che detta i tempi, la mente a cui affidare il pallone quando si è in difficoltà o si deve far ripartire l’azione. Il numero 16 canarino si è calato fin da subito nella realtà della nuova categoria diventando uno dei migliori interpreti di un ruolo non facile e del quale i protagonisti di valore non sono poi così tanti. Eppure c’è stato un periodo in cui Gerli giocava più avanti, addirittura attaccante. “Può sembrare strano visto che probabilmente segna più Gagno di me – scherza il regista gialloblu – ma all’inizio giocavo davanti. Poi, piano piano, ho iniziato ad arretrare, prima trequartista poi esterno, fino a quando, negli allievi, un allenatore mi mise davanti alla difesa. Da quel momento ho sempre fatto questo ruolo, che è quello che preferisco, o al massimo, ogni tanto, la mezzala”.

Fabio, come è nata la tua passione per il calcio?
E’ nata perché ho un fratello più grande innamorato del calcio, che ha giocato anche lui. Così, seguendo le sue orme, ho iniziato nella squadra del mio paese, Passo Corese. Da lì sono andato prima in una squadra giovanile di Roma poi, per tre anni, nel settore giovanile della Lazio, poi ancora in un’altra squadra di Roma, l’Urbetevere. Infine sono entrato nelle giovanili dell’Entella.

Perché proprio la Virtus Entella?
C’era un osservatore, Sergio Mezzino, che era responsabile del settore giovanile del Taranto e seguiva a Roma tanti ragazzi. Mi voleva portare in Puglia, feci il provino e andò bene, però il Taranto, quell’anno, fallì. Lui allora iniziò a fare lo scout per l’Entella, che aveva un settore giovanile emergente e voleva investire sui ragazzi. E così mi portò lì a fare un provino. All’inizio non andò bene, ma dopo sei mesi mi richiamarono e andai a Chiavari.

E nell’Entella hai esordito in serie B…
Si fu in un Entella-Cesena e vincemmo 2-1. Era il Cesena di Sensi, Kessiè e “Franci” Renzetti. Fu una bella esperienza e una grande soddisfazione iniziare con una vittoria.

Dopo due prestiti in C, Santarcangelo e Bassano, è stato al Siena che hai trovato continuità…
E’ vero, a Siena ho incontrato mister Mignani, che mi ha dato continuità, sono cresciuto e ho fatto tutta la stagione in una squadra di vertice. Quell’anno arrivammo secondi in campionato dietro il Livorno, poi facemmo benissimo ai play off, ma giungemmo alla finale col Cosenza decimati. Tra infortuni e squalifiche mancavamo in otto, io stesso dovetti saltare quella partita, e alla fine perdemmo 3-1.

A Modena sei arrivato grazie a mister Mignani?
Dopo tre anni a Siena, la società è fallita e io mi sono svincolato. Sicuramente il fatto che conoscevo il mister e avevo un grandissimo rapporto con lui è stato fondamentale per venire qui. E anche il direttore Matteassi aveva cercato di portarmi a Piacenza qualche anno prima.

Tu sei tifosissimo della Lazio. Quando ti sei innamorato dei colori biancoazzurri?
Mah guarda è una passione di famiglia, tutti in casa mia tifano Lazio, e io da piccolo spesso riguardavo la casetta della squadra 1999-00, quella che vinse lo scudetto, e ‘rompevo le scatole’ a mio padre per fargliela mettere su prima di andare a dormire. Lo stadio, invece, ho iniziato a frequentarlo intorno agli anni 2004-05. Mio papà e mio fratello ci andavano sempre e hanno cominciato a portare anche me. La prima volta fu per un Lazio-Benfica con gol di Mihailovic su punizione.

C’era un giocatore della Lazio che ti piaceva particolarmente?
Mah, forse Hernanes, che era un giocatore straordinario.

Però il tuo idolo assoluto è Andres Iniesta. Perché proprio lui?
Beh io ho iniziato a seguire bene il calcio negli anni del Barcellona stellare e mi piaceva molto il gioco di quella squadra con Xavi e Iniesta a centrocampo. Iniesta però era il giocatore che mi piaceva di più per come gestiva il pallone, per la tranquillità con cui faceva le giocate. Secondo me è stato il centrocampista più forte degli ultimi anni.

Pur giocando a calcio hai continuato a studiare e ti sei laureato. In quale facoltà?
In Economia e commercio, ho fatto un’università telematica. E’ chiaro che ti impegna meno rispetto ad una pubblica, ma giocando a calcio, con un’università pubblica non sarebbe stato facile programmare gli esami e tutto il resto. Così invece sono riuscito ad organizzarmi anche durante il periodo della pandemia e sostenere gli esami online. E’ stata davvero una bella soddisfazione, qualcosa per diversificare rispetto al pallone.

Ti sei iscritto subito dopo le superiori?
No, ho fatto il Liceo, poi per tre anni mi sono fermato, anche perché avevo vissuto alcuni anni del Liceo un po’ pesanti. Poi ho visto che di tempo libero ne avevo e ho deciso di iscrivermi all’università.

Quella scorsa quindi per te è stata un’annata di grandi soddisfazioni…
E’ vero, vittoria del campionato, laurea e proposta di matrimonio alla mia ragazza. Ci sposiamo a giugno. E’ stato davvero un anno pieno di grandi emozioni.

Come ti trovi a Modena?
Molto bene è una città a misura d’uomo, ci sono tutti i servizi, c’è un bel centro per fare una passeggiata e vivere la città. Le persone qui le senti molto vicine, vengono allo stadio, seguono la squadra, ti fanno sentire il loro calore quasi come fosse una piazza del sud. E poi si mangia molto bene, in particolare confesso che mi piacciono i bolliti.

Il tempo libero come lo passi?
Fino all’anno scorso studiavo e lo riempivo in quel modo, quest’anno alla fine tra gli allenamenti e l’organizzazione del matrimonio, non riesco a fare cose particolari. Mi piace guardare qualche serie TV.

Hai praticato o pratichi altri sport?
Mi piace molto il Padel, ci gioco in estate quando sono a casa con i miei amici e con mio fratello. E’ uno sport che si impara facilmente anche se non si è giocato a tennis, è più simile ai racchettoni.

Sei un ragazzo social?
Si li uso, ma non spessissimo, non pubblico molto né su Facebook né su Instagram pur essendo in entrambi, come un po’ tutti i ragazzi.

La partita che finora ti è rimasta nel cuore qui a Modena?
Inevitabilmente Modena-Pontedera dell’anno scorso, non tanto per la partita di per sé, visto che è stata dominata, ma per tutto il contesto, lo stadio pieno, tutto quello che abbiamo vissuto, la felicità nostra e della gente. E’ stata una soddisfazione immensa e una giornata emozionante.

Un compagno in particolare con cui hai legato di più?
In realtà non ce n’è uno in particolare, siamo un gruppo speciale. Qui si è creato un bellissimo ambiente e stiamo davvero bene dentro lo spogliatoio tutti insieme.

Se non fossi riuscito a fare il calciatore cosa avresti fatto?
Guarda, me lo chiedo spesso anch’io. Sicuramente avrei fatto un’università pubblica, non so se mi sarei iscritto sempre a economia o avrei scelto ingegneria o qualcosa di simile. Poi cosa avrei fatto dopo non lo so, è un quesito che non mi sono posto. Fatico anche a pensare a cosa farò dopo il calcio. Per adesso mi concentro su questo poi vedremo.

Un sogno nel cassetto?
Chiaramente giocare in serie A, sarebbe una bellissima soddisfazione, non so se sarà possibile però si lavora con l’obiettivo di provarci e cercare di riuscirci.

Col Modena o con la Lazio?
Una delle due va benissimo.

di Giovanni Botti

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