Progetti e obiettivi del Settore Giovanile gialloblu. Intervista ad Andrea Catellani

(foto modenacalcio.com)

Uno degli obiettivi principali del Modena della famiglia Rivetti è stato, fin dall’inizio, la costruzione di un settore giovanile moderno e all’altezza delle ambizioni di crescita della società. Per questo, in estate, è arrivato come responsabile Andrea Catellani, reduce dagli ottimi risultati ottenuti alla Spal. “Sono veramente orgoglioso di essere stato scelto per questo ruolo – ci racconta – lavorandoci mi rendo ancora più conto di quanto questa proprietà sia lungimirante, abbia grandi qualità imprenditoriali e stia lavorando per il Modena dei prossimi dieci, vent’anni”.

In estate avete cercato di rinforzare le squadre con ragazzi venuti da fuori…
E’ vero, nell’immediato abbiamo dovuto investire a più latitudini per far crescere la competitività delle squadre e creare un ambiente che permetta la crescita anche dei giocatori che erano già in organico. Sul lungo periodo, però, l’asset che io considero più strategico è quello del lavoro sul territorio e l’obiettivo è avere sempre più società della zona al nostro fianco.

Il sogno del presidente Rivetti di un Modena composto soprattutto da modenesi è realizzabile?
Il presidente ci ha trasmesso la forza dei suoi sogni e di quello che ha realizzato nella sua vita. Questo è sicuramente un sogno ma, secondo me, non un’utopia. Noi ci stiamo lavorando tanto, ci stiamo mettendo energie, risorse, soldi perché crediamo veramente che far crescere il territorio calcistico della nostra città, sul lungo periodo, sarà fondamentale per la crescita della società.

Quante sono le società del territorio che avete al vostro fianco?
Ne abbiamo già una trentina e si stanno avvicinando altre realtà anche tra le più importanti.

Dovete però subire la concorrenza del Sassuolo…
Abbiamo la grande fortuna di rappresentare la città di Modena e in questo momento portiamo avanti il progetto più bello di questa società almeno degli ultimi 20-30 anni. Quindi più che su quello che fanno gli altri siamo concentrati su quello che dobbiamo fare noi.

Sarris è stato convocato nella sua Nazionale. E’ un ragazzo che potrà emergere?
Guarda, a livello giovanile è difficile identificare con certezza i percorsi dei ragazzi. Sicuramente in questo momento ne abbiamo otto o dieci che possono ambire a fare il percorso di Abiuso e tra questi c’è Ioannis. Poi è ovvio che conterà molto il tipo di lavoro e il percorso che saremo in grado di realizzare noi al suo fianco. Non mi meraviglierei, però, se tra sei mesi ci fosse un ragazzo meno atteso che cresce più velocemente di altri e si affaccia alla prima squadra.

In attesa del centro sportivo dove vi allenate?
La Primavera alla Madonnina, l’under 17 e l’under 15 tra San Paolo e Saliceta, tutte le altre squadre solo a Saliceta. Nelle prossime settimane, proprio a Saliceta, inizieranno i lavori su un paio di impianti e avremo dei nuovi spazi sui quali allenarci. Quindi sul settore dove vorrei investire di più, che è l’attività di base, credo che si vedrà già un salto di qualità importante che parte dalle strutture, ma anche dal nuovo progetto salute e performance, con molte innovazioni su tutto quello che riguarda la formazione del ragazzo.

L’obiettivo della Primavera è il salto di categoria?
Sicuramente. Sarebbe importante partecipare l’anno prossimo al campionato di Primavera 2 perché è più formativo per i ragazzi. Riteniamo che la squadra sia attrezzata per riuscirci, ma ci vuole pazienza.

Avete in programma di partecipare a tornei come il Viareggio?
Ad oggi no, però stiamo investendo sempre di più sull’esperienza per l’attività di base, per i ragazzi più piccoli, perché credo che a quell’età l’esperienza faccia la differenza. Stiamo cercando di metterli a confronto con squadre professionistiche importanti e di portarli in giro a fare dei tornei di alto livello.

Vai direttamente a seguire partite e cercare nuovi giocatori?
Noi siamo molto strutturati e io credo nell’autonomia delle persone. Abbiamo un’area scouting corposa che sta lavorando molto bene. Poi è ovvio che, in diversi momenti, l’ultima parola spetta a me.

Come è stato passare dal campo ad un ruolo di organizzazione?
Sono stato costretto a smettere a 29 anni, ma il passaggio è stato molto naturale perché avevo già in testa quello che avrei voluto fare. Ho fatto subito il corso da direttore sportivo e ho avuto la fortuna, dopo pochi mesi, di iniziare a lavorare al Chievo. A differenza di qualche mio collega, a me piace fare settore giovanile, la vedo quasi come una missione, e mi ritengo un privilegiato perché faccio quello che mi piace.

Una partita con la maglia del Modena che non hai dimenticato?
Modena-Mantova 1-0 nella quale segnai un gol in tuffo di testa, non certo la mia specialità. Mancavano quattro giornate alla fine e quella vittoria ci mise nelle condizioni di ottenere una salvezza insperata. La ricordo come uno snodo cruciale non solo della mia avventura a Modena, ma anche della mia carriera.

di Giovanni Botti

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