Jenia Grebennikov è uno di quei giocatori che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Il libero della nazionale francese e di Modena Volley è considerato uno dei, se non il, migliore al mondo nel suo ruolo. Le sue difese spettacolari e la sua leadership in campo dovrebbero essere mostrate nelle scuole di pallavolo. Jenia, siamo nel pieno della fase cruciale della stagione. Come sta la squadra?
Abbastanza bene. Siamo contenti di aver passato il primo turno di Champions League, anche se siamo stati un pizzico fortunati. Penso però che ci siamo guadagnati la qualificazione, vincendo quattro partite su sei. Adesso siamo concentrati e stiamo lavorando bene sia fisicamente che tecnicamente per essere pronti per i play-off e per i quarti di Champions.
Vi attendono tanti big match, quest’anno non siete ancora riusciti a vincerli nonostante ottime prestazioni…
Si è vero a volte abbiamo fatto ottime gare, altre volte invece meno. Dobbiamo trovare una regolarità, anche se adesso è tardi e non abbiamo tempo: ogni partita sarà decisiva per il futuro. Dovremo giocare di squadra, perché non possiamo fare la differenza individualmente come alcune altre formazioni. Ognuno di noi dovrà essere al massimo e dare tutto per vincere, perché altrimenti abbiamo già visto che non ce la possiamo fare. Quest’anno siamo a questo livello, però nello sport abbiamo visto che tutto è possibile.
In questo momento circolano già voci sulla prossima stagione. Possono influenzare la squadra?
Penso di no. Questo fa parte dello sport e siamo abituati a queste voci. Meglio che si parli di pallavolo che di niente. E’ anche divertente, perché ti dà la spinta a fare il massimo: se non parlano di te vuol dire che c’è qualcosa che non va.
Facciamo un salto indietro. Come ti sei appassionato alla pallavolo?
Tutta la mia famiglia ha sempre giocato a pallavolo. Mia mamma allenava i bambini, mio fratello giocava e mio padre ha giocato da professionista in Russia e poi in Francia, dove sono nato. E’ lui che mi ha allenato fin da piccolo.
Sei sempre stato un libero o hai giocato in altri ruoli?
All’inizio ero uno schiacciatore. A sedici anni ho cominciato a fare il libero, perché volevo giocare in prima squadra. A diciotto anni ero schiacciatore in seconda e libero nella prima squadra. Mio padre diceva sempre che per giocare nella nazionale francese e nei migliori club al mondo dovevo diventare un libero perché non ero abbastanza alto.
Che cosa vuol dire per te il ruolo del libero?
E’ difficile, devi essere forte mentalmente e non puoi sbagliare. E’ un po’ come il portiere nel calcio, si vedono solo gli errori: come loro fanno parate spettacolari, anche noi liberi facciamo grandi interventi difensivi e in ricezione. Si diventa un libero forte nel tempo, accumulando esperienza e maturità. Si devono fare tante cose, stando però all’ombra degli altri.
E’ vero che qualche anno fa volevi tornare a giocare come schiacciatore?
Si è vero. Ci ho pensato quando ero in panchina alla Lube, che aveva ingaggiato un italiano nel mio ruolo. Per un libero straniero è sempre difficile trovare una squadra.
Il 2021 è l’anno delle Olimpiadi di Tokyo, ma nel 2024 saranno a Parigi, a casa tua…
Ci penso ma non so come sarà fra tre anni, nello sport possono cambiare tante cose: molto dipenderà anche dall’allenatore. E’ vero che saranno a casa mia, ma sinceramente sono più concentrato su queste di Tokyo, dato che abbiamo fatta tanta fatica a qualificarci. Penso al presente, quindi adesso c’è Modena e poi dopo la nazionale.
Di recente la FIVB ha approntato qualche variazione alle regole di gioco, tra cui la possibilità per il libero di essere il capitano. Che cosa ne pensi al riguardo?
E’ una grande notizia. Adesso ci considereranno un po’ di più: il libero è un ruolo “giovane”, creato per pulire un po’ il gioco. Non capivo perché non potessimo essere capitani, dato che anche i centrali escono dal campo e ce ne sono tanti che ricoprono questo ruolo. Era una regola un po’ strana. Non so ancora chi sarà il primo libero capitano: forse Max Colaci, in Nazionale o a Perugia.
Quanto pesa l’assenza del pubblico?
E’ un anno terribile. Io che mi diverto tanto e che faccio lo sportivo professionista per il pubblico e per lo spettacolo, sono molto deluso. Quando abbiamo giocato le partite nel Palapanini a capienza ridotta è stato incredibile, sembrava fosse pieno per come la gente ci incitava. Non vedo l’ora di vedere il palazzetto pieno, perché adesso è veramente brutto. Ormai ci siamo abituati, ma tutte le volte sembra di fare allenamento. Io poi che sono venuto a Modena anche per queste emozioni, è brutto non poterle vivere.
Come ti trovi a Modena?
Mi trovo bene, anche se è tutto un po’ strano. Il centro storico è molto carino. Il tempo libero? Non seguo un granché perché tengo dietro a mio figlio. Guardo solo qualche serie su Netflix. Speriamo che le cose migliorino, per poter uscire tranquillamente senza mascherina.
di Mattia Amaduzzi