Negli anni lontano da Modena, Giulio Pinali ha vinto tanto, sia con i club, che soprattutto con la maglia della Nazionale, con la quale si è laureato campione europeo e del mondo. Poi la scorsa stagione, mentre stava vivendo un’annata da protagonista a Siena, è arrivato l’infortunio alla caviglia, che lo sta tenendo tuttora fuori dal campo. In estate è tornato alla base, per essere un’alternativa valida a Sapozhkov quando tornerà in forma.
Giulio, innanzitutto come stai? Come procede il recupero dall’infortunio?
Sto bene, ci vorrà ancora un po’ di tempo perché la caviglia sia al 100%. Ogni giorno, però, miglioro e ho anche ripreso ad allenarmi con un certo ritmo. C’è ancora molto lavoro da fare.
Quanto è stata importante Modena Volley nel tuo percorso di riabilitazione?
Tantissimo. La società si è mobilitata subito dopo il mio infortunio, mi ha aiutato a cercare il miglior dottore da cui operarmi. Mi hanno seguito durante tutta la fisioterapia, lavorando insieme al Pala Panini per tutta l’estate. E per tutti questi motivi devo tanto a Modena.
Sei tornato in una squadra con tanti volti nuovi e giovani interessanti. Che gruppo sta nascendo?
A parte qualcuno, ci sono tante figure nuove quest’anno. C’è ancora tanto da lavorare, perché ci dobbiamo ancora conoscere. A parte questo vedo un bellissimo gruppo, composto da persone fantastiche con tanta voglia di fare. Sono contento per questo perché in palestra si lavora e si sta bene.
Oltretutto quest’anno hai in squadra tuo fratello maggiore Roberto. Che emozione è allenarsi con lui?
Molto bella. Ci vogliamo bene e questo è un valore aggiunto. Tanti anni fa potevamo bisticciare un po’ di più, ma adesso siamo cresciuti e siamo molto più affiatati. Per me è un piacere potermi allenare con lui in palestra.
Quando eravate piccoli, chi era il più forte tra te, tuo fratello e tua sorella?
Il più forte era Roberto, perché era un ragazzo già formato con tanta forza fisica. Poi piano piano ci siamo sviluppati anche io e mia sorella e siamo diventati più forti.
Come mai tutti e tre avete scelto di fare proprio questo sport?
Sono stati i nostri genitori a farci provare tanti sport diversi. Quando abbiamo iniziato a giocare a pallavolo ci è piaciuto fin da subito, e abbiamo deciso di mollare gli altri.
Tu e coach Petrella avete lavorato insieme ai tempi di Trento, che allenatore è?
Lì era il vice di Lorenzetti, quindi una figura diversa rispetto ad oggi. E’ però la stessa persona di allora: è giovane, ma ha tanta voglia di fare e si impegna molto, e questa dedizione al lavoro è capace di infonderla anche alla squadra. Con lui mi trovo bene e posso parlargli in qualsiasi momento quando ho bisogno.
Sei tornato a Modena con un ricco palmarès tra club e Nazionale. Una spinta in più per tornare presto in campo?
Sono bei ricordi, emozioni che mi porto dietro ed esperienze che mi aiutano sia come giocatore che come persona. Sono più consapevole di me stesso e dei miei mezzi rispetto ai primi anni a Modena.
Che ricordi hai di quella finale dell’Europeo con la Slovenia?
Me la ricordo molto bene. E’ stata una partita molto lunga e sofferta: partimmo molto bene, salvo poi avere un calo, rimanendo in affanno fino a metà partita. Abbiamo avuto il merito di rimanere aggrappati alla partita, dato che la nostra filosofia era quella di provarci sempre e non mollare mai. Alla fine siamo riusciti a portare a casa un grande trofeo, il più importante per tutti i ragazzi di quel gruppo.
Nei giorni successivi hai fatto fatica a dormire?
Appena vinto il titolo, pochi di noi avevano realizzato veramente cos’era successo. Solo quando siamo tornati a casa a festeggiare con i nostri cari, abbiamo capito di essere riusciti a fare qualcosa di grande, più di noi stessi. E’ stata un’emozione fortissima.
Con la qualificazione a Parigi 24 ancora in bilico, speri di poter recuperare in modo da essere attenzionato dal ct De Giorgi?
Spero di avere ancora l’opportunità di poter lavorare con quel gruppo. Queste cose si scoprono sempre all’ultimo. Sto cercando di tornare il prima possibile in palestra anche per essere preparato ad un’eventuale chiamata in Nazionale.
Oltre a giocare a pallavolo fai qualcos’altro? Studi?
I primi anni avevo provato a conciliare le due cose, ma poi ho realizzato quanto fosse dura sia a livello fisico che mentale. Finire un allenamento tardi e poi mettersi a studiare non era facile. Facevo Ingegneria, ed è una facoltà nella quale devi seguire le lezioni per poterti laureare. Ho deciso di smettere, mi sono tenuto informato in tanti diversi ambiti, ma non mi sono iscritto ad un’altra facoltà. Almeno non adesso, probabilmente fra qualche anno, in base anche agli impegni pallavolistici.
di Mattia Amaduzzi