Storie di Sport: Manuel Di Paola, il Modena, i calci di punizione e… Del Piero

(Foto Fiocchi/Modena FC)

I tifosi gialloblù lo hanno conosciuto lo scorso gennaio quando, con una precisa punizione, batté Gagno regalando una vittoria importantissima alla sua Vis Pesaro. E di gol Manuel Di Paola, centrocampista dai piedi buoni, alla fine ne ha realizzati sette, contribuendo in maniera importante alla salvezza dei biancorossi e guadagnandosi la chiamata del nuovo Modena della famiglia Rivetti. “La trattativa è stata molto semplice – racconta il centrocampista – sapevo che il Modena è una società importante, con una grande organizzazione e una lunga storia alle spalle. Già l’anno scorso aveva disputato un ottimo campionato e mi sembrava la squadra giusta per provare a fare il salto di qualità. Quindi ne ho parlato col mio agente e nel giro di due o tre giorni abbiamo deciso di accettare”.

Lo scorso anno, contro il Modena, segnasti un bel gol su punizione. Come hai imparato a calciarle?
Guarda, battere i calci da fermo mi è sempre piaciuto. E’ un gesto che mi viene abbastanza naturale e, anno dopo anno, sono riuscito a migliorarlo. Non ho un vero e proprio modello a cui rifarmi. Forse l’unico è Del Piero, il mio idolo da ragazzino, visto che il suo modo di giocare e calciare mi è sempre piaciuto.

Torniamo un po’ indietro. Quando e dove hai dato i primi calci al pallone?
Nella squadra del mio paese, la Salese, quando avevo 4 anni. Ho fatto un paio di stagioni tra Salese e Real Val Baganza, poi quasi dieci nella Juventus Club di Parma. Lì sono rimasto fino ai 16 anni, quando mi sono trasferito all’Entella.

Tu sei di Parma, perchè proprio l’Entella?
Tra i 15 e i 16 anni feci diversi provini, l’ultimo dei quali fu proprio quello con l’Entella. Dopo due o tre giorni loro mi richiamarono e decisero di prendermi. Quindi entrai nel loro settore giovanile e nel 2017 debuttai in serie B.

Ti ricordi la partita?
Si fu a Lanciano, una partita finita con una bellissima vittoria. Una grande emozione. All’Entella sono rimasto per tre stagioni in B e mezza in C. A metà anno passai al Monza, sempre in C.

All’Entella hai incontrato anche Gerli…
E’ vero, abbiamo fatto tutta la Primavera insieme e poi ci siamo ritrovati in prima squadra. Ogni anno, anche se lui era andato in prestito, rientrava all’Entella e facevamo il ritiro insieme. Quindi lo conosco da diverso tempo.

Poi c’è stato un infortunio al crociato che ti ha un po’ rallentato la carriera…
Si, per ripartire avevo deciso di andare alla Virtus Verona, ma a ottobre mi sono rotto il crociato e mi sono dovuto fermare. Dopodiché sono finito tra gli svincolati e lo scorso novembre ho ricevuto la chiamata della Vis Pesaro. All’inizio ho fatto qualche giorno di prova per vedere come andava il ginocchio, poi mi hanno tesserato e sono subito sceso in campo contro il Carpi. Da lì non sono più uscito.

Nel periodo dell’infortunio hai temuto di non riuscire più a ripartire?
Onestamente si. Oltre all’infortunio c’è stato anche il Covid e l’introduzione l’anno scorso delle liste bloccate. I posti per gli Over come me quindi erano pochissimi. Per questo devo ringraziare ancora di più la Vis Pesaro che ha creduto in me.

In famiglia hai qualche altro calciatore?
Si nella mia famiglia tutti hanno giocato a calcio, a partire da mia madre che ne è sempre stata appassionata. Mio fratello gioca tuttora a livello amatoriale con gli amici. Amiamo tutti il calcio ma siamo tifosi di quattro squadre diverse e questo è un problema. Io tifo Juve, mia mamma Inter, mio fratello Milan e mio papà Lazio.

Hai sempre giocato a centrocampo?
No, da piccolo giocavo in porta. Poi sono passato un po’ per tutti i ruoli offensivi finché, nella Primavera dell’Entella, mister Tarroni decise di schierarmi a centrocampo.

Come passi il tuo tempo libero?
Mi piace stare i compagnia, con gli amici o con la famiglia, fare delle passeggiate e soprattutto stare insieme. Dopo quello che è successo se ne sente ancora di più il bisogno.

Segui altri sport?
Si, mi appassionano quasi tutti, dal tennis, al basket, al baseball, fino alla pallavolo. Il mio campione preferito? Lebron James.

Sei un ragazzo ‘social’?
Il giusto. Non sono ne un patito ne uno che li snobba. Preferisco Instagram, è più semplice.

Se non fossi diventato un calciatore professionista cosa avresti fatto?
Bella domanda. Da piccolo alternavo il calcio al baseball, uno sport importante nel mio paese. Mi piaceva e forse avrei seguito quella strada. Al di fuori dello sport invece, essendo un ragazzo molto socievole, mi sarebbe piaciuto fare un lavoro dove si sta a contatto con la gente.

di Giovanni Botti

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