Storie di Sport: Mattia Corradi, un centrocampista a cui piace segnare

Mattia Corradi, centrocampista poliedrico, in grado di giocare sia in mezzo al campo che dietro le punte, e con un discreto ‘vizio del gol’ è stato il primo rinforzo del Modena nel mercato di gennaio e, possiamo dirlo, è arrivato in gialloblù solo con qualche mese di ritardo. “Già verso la fine del mercato estivo – racconta infatti Corradi – ci eravamo sentiti col direttore Matteassi e mi aveva detto che poteva esserci uno spiraglio per venire a Modena. Io avevo dato la mia disponibilità. Poi però alcune situazioni con giocatori in uscita che non erano partiti e il mercato agli sgoccioli avevano bloccato tutto”.

In gialloblù hai ritrovato il tuo ex capitano Pergreffi. Cosa ti ha detto?
Mi ha parlato molto bene sia della società che della città e in queste prime settimane mi ha aiutato ad ambientarmi, a trovare casa, mi è stato vicino perché sa che quando si cambia squadra, soprattutto a gennaio, non è facile.

Mattia, facciamo un salto indietro, quando hai cominciato a giocare a calcio?
A cinque anni, l’età in cui ai tempi si poteva iscrivere un bambino a giocare a pallone. Iniziai con gli amici d’infanzia, la maggior parte dei quali aveva un anno in più di me, all’oratorio del mio paese, Melzo in provincia di Milano. Poi, intorno ai 10-11 anni, entrai nel settore giovanile del Monza e nel 2008 ho esordito in serie C.

Hai giocato anche nell’Albinoleffe, una realtà che ha destato molta curiosità in un certo periodo, arrivando a giocarsi persino la promozione in serie A…
L’Albinoleffe mi prese dal Monza per la Primavera prospettandomi la possibilità di fare la spola con la prima squadra in serie B. In realtà esordii solo l’anno successivo contro il Varese. Hanno sempre seguito una filosofia territoriale, puntando ad avere soprattutto giocatori del territorio e sono arrivati fino alla finale play-off. L’unico anno in cui l’hanno abbandonata si è verificato il fatto del calcioscommesse. Ultimamente quindi sono tornati a quella filosofia.

Hai sempre giocato a centrocampo?
Si, da piccolino facevo la fascia sinistra, ma quasi subito sono passato al centro, come centrocampista, trequartista e a volte anche ‘falso nueve’.

Da ragazzo chi era il tuo giocatore preferito?
Sono simpatizzante dell’Inter e ai tempi mi piaceva moltissimo Snejder. Nello stesso periodo c’era anche Boateng al Milan, due giocatori che ho sempre ammirato per la capacità di decidere una partita con giocate estrose.

A Piacenza hai vissuto i tuoi anni migliori, sfiorando anche la promozione in serie B. Quali erano i valori di quella squadra e cosa è mancato?
Sono arrivato a Piacenza dall’Arezzo dove c’era stato una sorta di fallimento pilotato. Sicuramente la forza di quella squadra era il gruppo, lo dimostrano alcune rimonte che abbiamo fatto a fine stagione. Cosa sia mancato, per la verità, non so dirtelo. Anche l’ultima partita decisiva con il Siena l’avevamo affrontata nel modo giusto, poi abbiamo preso gol e ci siamo un po’ sfaldati, forse anche per la pressione dell’importanza della posta in palio. Dopo ai play off con l’Imolese eravamo superiori e siamo passati anche senza fare grandi cose, invece col Trapani, dove c’era Nzola allenato da Italiano, non c’è stata partita soprattutto al ritorno in casa loro. Possiamo dire che loro avevano qualcosa in più di noi come squadra, ma parecchio in meno a livello societario come poi si è visto“.

Sulla panchina di quel Siena c’era mister Mignani. Cosa vi siete detti al tuo arrivo a Modena?
Beh (ride) abbiamo parlato subito di questo. Gli ho detto ‘siccome non mi hai fatto andare in serie B quell’anno, adesso ci dobbiamo andare insieme’.

Modena la conoscevi già?
Ero venuto qui a giocare ma la città non la conoscevo. Per ora ho potuto fare solo un giro in centro, che ho trovato molto bello”.

Nel tempo libero cosa ti piace fare?
Quando si poteva andare in giro mi piaceva provare dei nuovi ristoranti con la mia compagna o qualche amico. E’ l’unica cosa che veramente mi manca in questa situazione.

Sei un ragazzo ‘social’?
Sono su Instagram, ma non posto granché. Più che altro è un veicolo per mantenere contatti con persone che vedo poco.

Se non fossi diventato calciatore cosa avresti fatto?
Difficile rispondere. Alle superiori ho fatto Ragioneria e sono uscito con un buon punteggio. Avevo avuto contatti per colloqui con banche e assicurazioni prima di decidere di seguire la mia passione per il calcio. Probabilmente sarei andato in quella direzione.

Il primo gol nel Modena come lo festeggerai?
Non lo so, in quelle situazioni sono molto istintivo. L’importante è che arrivi e, possibilmente, porti tre punti.

di Giovanni Botti

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