Festival Filosofia e il concetto di libertà: l’intervista a Daniele Francesconi

A settembre, quando l’estate scivola ormai verso l’autunno, Modena si appresta a vivere i tre giorni del Festivalfilosofia. Da venerdì 17 (una data scaramantica?) a domenica 19 saremo ‘liberi’ di ascoltare le lezioni che ci interessano o semplicemente più ci incuriosiscono, seppure il concetto di libertà, al centro di questa edizione, non mette tutti d’accordo. Qualcuno si lamenta per l’obbligo di green pass, ricorrendo a un’ironia un po’ facile: “fanno un festival sulla libertà e discriminano su chi fare entrare”. La nostra conversazione con il direttore del Festival Daniele Francesconi (foto) parte da qui. “Una manifestazione di pubblico spettacolo – spiega – non può tenersi senza rispettare l’obbligo di richiedere il green pass a chi partecipa: è previsto dal decreto legge ed è quello che tutti gli organizzatori di attività culturali fanno dal 6 agosto scorso. Il tema ‘libertà’ non ha nulla a che fare con questo dato di fatto. Credo che il green pass possa essere considerato anche come uno strumento di protezione, per commisurare la libertà individuale con la responsabilità verso la comunità. È tuttavia una questione delicata: andrebbe trattata senza tifoserie, slogan e semplificazioni”.

È del resto la seconda volta che vi confrontate con l’emergenza pandemica. L’anno scorso andò particolarmente bene, con 70.000 presenze. Quest’anno?
A livello organizzativo – penso al sistema della prenotazioni, dell’accesso alle platee – non cambierà praticamente nulla. La capienza limitata al 50% è forse leggermente punitiva, ma avrà un impatto molto relativo. Certo, l’anno scorso iI festival si tenne in una felice parentesi tra due lockdown. Stavolta speriamo che con le vaccinazioni l’autunno sia più favorevole”.

L’anno scorso si parlava di macchine, quest’anno di libertà: nel rapporto tra l’uomo e la tecnologia, è possibile individuare un filo di continuità?
Un filo c’è. L’anno scorso abbiamo lavorato sul rapporto tra autonomia e automazione. In effetti le neuroscienze si chiedono se siamo davvero liberi di scegliere o determinati da processi neurobiologici che riducono le nostre scelte e le nostre emozioni a meccanismi predeterminati. Un’altra pista tematica riguarderà la costruzione dell’abitudine, il bisogno di un certo tasso di conformismo. Ci muoviamo su binari precostituiti o possiamo discostarcene?

L’uomo non regge un eccesso di libertà?
Per certi versi è così. La libertà assoluta non si sa cosa potrebbe essere. Le teorie del cervello ci dicono che abbiamo bisogno di routine, di automatismi per risparmiare energie mentali, necessarie per innovare in quelle aree della nostra scelta in cui è indispensabile farlo. Quest’anno affrontiamo le questioni del libero arbitrio e della scelta: anche nelle relazioni interpersonali, sia amorose che amicali. Eva Illouz farà una lezione sull’ampliamento delle possibilità di scelta in campo sentimentale. Ed è necessario riflettere sulla politica, con le democrazie rappresentative in serie difficoltà”.

Il pubblico ha imparato a conoscere i filosofi ‘ospiti fissi’, ma quali sono i ‘debuttanti’?
Luciano Floridi parlerà dell’uso dei dati digitali, delle piattaforme, ed è una delle voci più interessanti a livello internazionale. Il tema del rapporto tra libertà individuale e politiche di riconoscimento sarà affidato ad Axel Honneth, esponente della terza generazione della Scuola di Francoforte. Sul piano delle neuroscienze la studiosa francese Catherine Malabou rifletterà su come il cervello si ‘autoscolpisce’. Ricordo ancora Michael Ignatieff, protagonista sulla discussione sul liberalismo e i diritti umani, e Marc Lazar”.

Nancy, Bodei, Severino: solo alcuni dei pensatori deceduti negli ultimi due anni. Com’è lo stato di salute del ricambio generazionale?
È un grande tema: chi saranno le figure di riferimento per la discussione filosofica del futuro? Chi è l’erede di Derrida e di Nancy nella scena filosofica francese? Chi ha raccolto l’eredità della grande sapienza giuridica di Stefano Rodotà nel nostro paese? Non è tanto questione di individuare nomi e cognomi, ma di capire come il mondo sta cambiando e come la filosofia possa essere all’altezza per cercare di anticipare le tendenze, mettere a nudo le contraddizioni. Il problema è che il mondo ha accelerato i tempi e le esigenze dei processi culturali non rispettano i tempi della riflessione filosofica, che sono inevitabilmente lunghi”.

Il programma creativo: segnalazioni?
Le mostre fotografiche di Alessio Romenzi e Annalisa Vandelli. Dante, ma senza ‘Lecture Dantis’. Piuttosto Giuseppe Antonelli che parla di come Alighieri si sia preso ampie libertà linguistiche. La sonorizzazione dal vivo di un film del 1911: ‘L’inferno’. Ma è un programma molto articolato, c’è da scegliere secondo i propri gusti. L’invito è a farsi il proprio calendario e poi tener fede alle scelte”.

 

di Francesco Rossetti

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