Zona gialla e riaperture: l’opinione di alcuni ristoratori modenesi

Con l’ingresso nella Zona gialla, in Emilia Romagna i ristoranti hanno potuto aprire ai clienti, sottostando però a rigide regole. Ecco il parere di quattro ristoratori modenesi circa il tema di queste “controverse” riaperture.

Alessandro Bertoni – Mon Cafè

Ci stiamo organizzando in base alle nuove direttive, anche se non è ancora tutto così chiaro. Speriamo di poter sfruttare al massimo lo spazio all’esterno, magari con le stesse concessioni dell’estate scorsa quando ci era stato concesso un ulteriore spazio dove sistemare altri tavoli, mantenendo ovviamente il distanziamento tra le persone. Ci vorrà ancora una volta un grandissimo impegno da parte di tutti, sia da parte nostra che dei clienti, per cercare di rispettare le regole in modo da tenere la situazione tranquilla. Il coprifuoco alle 22 è un grosso limite: la parte serale è composta da aperitivo, cena e post cena. Speriamo che dopo il 1° giugno le cose possano cambiare e ci sia un po’ più di elasticità, sempre però nel pieno rispetto delle regole che è l’aspetto fondamentale. L’iniziativa ‘Tavolini sotto le stelle’? Ci eravamo trovati molto bene, speriamo che si possa ripetere anche quest’anno. Abbiamo fatto richiesta per i ristori e ci sono arrivati. Adesso la richiesta è che ci arrivi qualche aiuto in più. I ristori ci hanno dato un po’ di respiro, perché è stata dura. Noi comunque non ci siamo mai arresi, continuando a dare il nostro servizio ai clienti attraverso il delivery, e questo ci ha dato grandi soddisfazioni con un nuovo modo di lavorare“.

Pier Laritonda – Oh Modena

Per quanto riguarda il delivery ci siamo dovuti riorganizzare del tutto, noi non facevamo l’asporto. Abbiamo dovuto lavorare molto sulla comunicazione, facendo capire alla gente che facciamo anche consegne a domicilio. Abbiamo dovuto inventare anche il packaging per far risaltare il prodotto di qualità che proponiamo. Pensiamo noi alla consegna a domicilio, ma siamo anche presenti sulle varie app, come Just Eat, altrimenti non riusciremmo a lavorare. Cerchiamo di sensibilizzare i clienti mettendo in atto una fidelity card, per cui chi ordina direttamente da noi viene omaggiato con una bibita. Quelli che sono i costi di consegna vengono abbattuti dalla bevanda gratis. Un tipo di ristorazione che sarà molto presente anche con queste ‘finte’ riaperture: noi abbiamo poco spazio esterno, ma ci adatteremo anche a questo. I ristoranti che hanno la disponibilità di un dehor ampio sono pochi, indipendentemente dal fatto che il Comune dia la possibilità di mettere dei tavoli fuori. Tra l’altro il periodo non è dei migliori: c’è spesso vento, può piovere molto e alla sera c’è freddo. I ristori? La mia è un’attività giovane e con i ristori che ho potuto richiedere non ho nemmeno pagato le bollette“.

 

Roberto Moncata – Trattoria Urbana

Finora abbiamo fatto poco o niente con il delivery. Noi proponiamo un prodotto che deve arrivare a casa caldo, perciò lo abbiamo fatto solo proprio quando ci veniva richiesto. Le consegne le facevamo noi, altrimenti sarebbe stata solo una rimessa. La riapertura? Di solito durante la settimana non si lavora un granché, ci aspettiamo invece che i clienti vengano sabato e domenica a pranzo, mentre per quanto riguarda la sera al momento le temperature non sono l’ideale per mangiare all’aperto. Penso che sia una situazione paradossale: le mense possono rimanere aperte al chiuso, mentre un ristorante no. Ci sono solo delle contraddizioni. Lo stesso coprifuoco alle 22 fino a luglio ha poco senso. Noi però non molliamo e stiamo per aprire un altro locale: “Trattoria Urbana” è stato inaugurato l’anno scorso ad agosto, in piena pandemia, adesso facciamo lo stesso. Continuiamo ad investire, abbiamo preso un locale a Modena Est, e avremo circa un centinaio di posti all’esterno. Saremo pronti per metà maggio. Speriamo solo che il tempo sia dalla nostra parte. I contributi arrivano e non arrivano, perciò ci dobbiamo un po’ reinventare. I ristori? E’ arrivata una piccola cifra dalla Regione, come contributo per l’utilizzo dei prodotti locali. Ma ci si coprono si e no le spese“.

 

Fabrizio Ronchetti – Aquila Bianca

Stiamo facendo l’asporto solo con la pizza. Le consegne le facciamo noi, così faccio fare qualcosa al mio personale. Non ci stiamo preparando per la riapertura, perché al momento non possiamo lavorare all’aperto con queste temperature. Nessuno sta fuori a mangiare una pizza con cappotto e sciarpa. E se chiudo il dehor e metto un paio di funghi è come stare al chiuso tenendo aperte porte e finestre. Penso che le aperture siano state fatte per evitare che i ristoratori andassero in piazza a protestare. Però si può aprire a Palermo, Taranto o Roma, ma qui no. Un paio di anni fa a maggio ci furono molte grandinate; inoltre adesso c’è molto vento: io sono in un punto in cui si riesce a stare all’aperto solo se c’è bel tempo. Infatti ho una veranda estiva e ci si può lavorare da fine maggio, fino a settembre. Noi puntiamo al 1° giugno, quando ci sarà la possibilità di ospitare i clienti anche al chiuso. Il coprifuoco? Al momento non si capisce come verrà gestito, e si va avanti di settimana in settimana. Io ho clienti anche da Modena, Carpi e Castelvetro e con il coprifuoco come fanno? Per me sarebbe stato meglio tenere chiuso ancora per un paio di settimane, per poi riaprire in sicurezza a metà maggio“.

 

a cura di Mattia Amaduzzi

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