Ciacarare modenese. Tra il turgido e il molliccio, insomma: barzotto

Barzotto: stato infame della periferica carnacea che, secondo troppo ottimistiche previsioni, dovrebbe irrigidirsi a pennone a seguito di stimolazione ma che invece, proprio a causa di un irrigidimento di altra natura, sovente psicologica, non si irrigidisce per un cappero ma rimane inesorabilmente ‘a metà strada’, tra l’inanimato e il turgido, tra il torrone e la bufala di Battipaglia, senza perciò raggiungere l’agognata magniloquenza.

Il reale significato del vocabolo, che in italiano sarebbe ‘bazzotto’ poi volgarizzato, risiede nella descrizione dell’uovo di gallina nel caso la cottura lo renda tra il sodo e il tenero. Fino a poco tempo fa chi scrive pensava ingenuamente che, stando il termine ad intendere uno stadio di mancato inalberamento causato in molti casi da ansiogene tensioni di aspettativa troppo alta, ‘barzotto’ derivasse da Brigitte Barzot, ovvero dalla difficoltà da parte di un uomo nello sfoderare una virilità ‘compiuta’ davanti ad un femmineo oggetto del desiderio dalla vetta estetica troppo in alto per essere raggiunta con agio.

Infatti la situazione ‘barzottica’ non va confusa con il totale stato di incoscienza, per il quale useremo invece il termine ‘passo’ (vedi uva passa), ovverosia il presentarsi molliccio, snervato, privo di qualsivoglia vigore, gelatinoso. Nossignori: con ‘barzotto’ definiremo una situazione che allo stesso tempo promette e preoccupa, quindi di ingestibile inquietudine sospesa a metà del guado tra un possibile, trionfale innalzarsi e un mesto, fallimentare rammollirsi, tra un ‘vorrei ma non posso’ e un ‘potrei ma non voglio’.

In termini tennistici il barzottismo è perciò comparabile al mitologico ‘braccino corto’, quella peculiare condizione vissuta da chi, proprio a due passi dal possibile trionfo, inizia a manifestare una paradossale flessione della propria ‘cazzimma’ agonistica e a sbagliare lo sbagliabile, rimettendo in gioco l’avversario che pareva ormai piegato, sorta di auto-sabotaggio che manifesta una paura boia di vincere.

 

di Stefano Piccagliani

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