I giovani e la droga nel primo romanzo di Andrea De Carlo

In una società in cui gran parte delle interazioni sociali sono state sostituite da rapporti online, in cui il valore del singolo si valuta dal numero di “mi piace”, è facile avere una bassa considerazione dei più giovani, massimi utilizzatori di questi mezzi moderni. Ma questo è l’errore di chi si perde in pregiudizi o di chi non conosce ragazzi come Andrea De Carlo, 17enne Modenese che, nonostante la sua breve esistenza, ha già raggiunto molti obiettivi e tra questi un libro, “Bianca neve” un romanzo che tratta della droga nelle scuole.

Andrea, quando hai iniziato a scrivere?
Ho iniziato ad appassionarmi alla scrittura a 13 anni, nell’estate tra le medie e la prima scuola superiore. In quel periodo avevo pochi amici e, già dopo il primo mese di vacanza, la noia stava per prendere il sopravvento. Così decisi di dedicarmi a una delle mie passioni, il calcio, proponendomi a un sito sportivo che cercava collaboratori.

Un sito che cercava collaboratori di 13 anni?
Ovviamente per attirare la loro attenzione mentii sulla mia età, dichiarandomi maggiorenne. Nell’inevitabile momento in cui la verità venne a galla il direttore apprezzò lo sforzo, concedendomi comunque la possibilità di scrivere.

Cosa pensava la tua famiglia di questa passione?
Nel giornalismo, così come nella stesura di libri, ci si espone personalmente e questo preoccupava mia madre. Infatti inizialmente mi era vietato firmare gli articoli, che avrebbero potuto espormi troppo al mondo dei media.

Nella tua esperienza da studente, percepisci il problema delle droghe tra i più giovani?
Il mio istituto non è peggiore di qualsiasi altra realtà italiana. Infatti quello che scrivo non si ispira a una storia vera, ma è innegabile che alcune sensazioni o piccoli spezzoni sono presi dalla mia esperienza diretta.

A chi è rivolto il tuo libro?
Il testo è semplice e si alterna a capitoli informativi sulla droga. Il target è sicuramente giovane, ma il tema trattato può far entrare in contatto con l’argomento genitori, docenti e chiunque desideri vedere con gli occhi di noi ragazzi e avere qualche dato in più sulla droga.

Che tipo di ricerche hai svolto e come hai scritto un libro con tematiche così delicate?
Il tutto è stato molto rapido, soprattutto perché ho ricevuto un grande aiuto dal commissario Andrea Piselli che, notando il mio desiderio di realizzare un progetto di questa portata, mi ha dato tutte le informazioni che mi servivano. Il tutto dopo aver fatto le mie ricerche su libri e online, arrivando però a capire che questo tipo di argomenti può essere trattato al meglio solo da chi ci è dentro ogni giorno.

Cosa consiglieresti ai giovani che si trovano in difficoltà, magari in una situazione simile a quella trattata nel tuo libro?
Non credo di avere le competenze per rispondere in maniera efficace a questa domanda. Piuttosto mi sento di dare un consiglio alle famiglie, parlando da figlio e non da scrittore: è necessario trattare questi argomenti con i ragazzi molto presto. L’informazione è tutto e la comunicazione può salvare i più piccoli dalla droga e da altri numerosi ostacoli nella vita di un adolescente. La mia famiglia è sempre stata diretta, e per questo motivo mi sento di ringraziarla per come mi hanno preparato alla vita.

di Francesco Palumbo

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