Card “Dedicata a te”, Pinelli: “Iniqua e discriminatoria, ricorda la tassa sul celibato del regime fascista del 1927”

Sono 2.038 a Modena le famiglie che nel capoluogo usufruiranno della card “Dedicata a te” del valore di 382,50 euro istituita dal Governo e utilizzabile per comprare generi di prima necessità.

Nei prossimi giorni le famiglie individuate dall’Inps riceveranno una raccomandata da parte dei Servizi sociali del Comune di Modena con cui dovranno andare a ritirare la card presso qualsiasi ufficio postale per poi fare il primo acquisto entro il 15 settembre, se non vogliono perdere l’intera somma.

Per informazioni si può contattare lo sportello Informafamiglie del Centro per le famiglie di Modena telefonando allo 059/8775846.

Nelle scorse settimane il Settore Politiche sociali ha accertato la residenza a Modena dei nominativi presenti nell’elenco dei beneficiari individuati dall’Inps che, dopo aver associato ad ognuno un numero, ha restituito l’elenco al Comune. Gli uffici comunali stanno quindi procedendo alla notifica (come previsto dal decreto) ad ogni nucleo beneficiario tramite una raccomandata in cui si invita a ritirare la tessera presso le Poste; le raccomandate con ricevuta di ritorno hanno infatti valore di notifica.

Il Governo agisce senza tener conto di quanto fanno da molti anni gli Enti locali che ogni giorno toccano con mano le povertà diffuse sul territorio e attraverso i Servizi sociali hanno in carico centinaia di nuclei e migliaia di individui”, afferma l’assessora alle Politiche Roberta Pinelli che ricorda: “Il Comune di Modena, con risorse proprie, spende una media di oltre 2 milioni di euro all’anno per sostegni economici di diverso tipo (dalla riduzione delle retta per la frequenza di nidi e scuole d’infanzia all’aiuto per l’affitto, dalla diminuzione dei costi per mense e trasporti scolastici agli aiuti per sostenere spese condominiali, utenze, attività sportive, centri estivi, fino alla possibilità di fare la spesa presso l’Emporio Sociale Portobello scegliendo personalmente i prodotti) e sostiene oltre 1.400 nuclei familiari, a prescindere dalla loro composizione. La media dei contributi comunali per nucleo ammonta a circa 1600 euro all’anno”.

L’assessora definisce quindi la misura attuata dal Governo un sostegno insufficiente e inadeguato: “Si tratta di una card prepagata del valore di poche centinaia di euro che per essere distribuita ha richiesto la costruzione un’infrastruttura complessa i cui costi ricadono sui cittadini italiani e sugli enti locali: il Comune di Modena spenderà 7mila euro solo per l’invio delle raccomandate con il rischio che talune non arrivino nemmeno a destinazione, senza considerare il lavoro degli operatori”.

Ma la cosa più grave – afferma l’assessora – è che la misura è iniqua e discriminatoria: va nella direzione di aiutare esclusivamente un’idea di famiglia tradizionale, in ossequio alla manifestata volontà di sostegno alla genitorialità ribadita dal Governo. Viene alla mente la tassa sul celibato del regime fascista del 1927 e la medaglia d’onore alle madri prolifiche del ‘39”.

La card, infatti, è esclusivamente a beneficio dei nuclei composti da una coppia e almeno un figlio, con valore Isee fino a 15 mila euro. “Non riconosce tra i beneficiari i single e quindi non aiuta minori figli di genitori separati o vedovi anche se in condizioni di maggior bisogno, così come gli anziani soli o conviventi che faticano ad arrivare a fine mese, i giovani che escono di casa o i nuclei senza figli minori ma con redditi inferiori alla soglia fissata dal Governo”.

Inoltre, per ottenere il beneficio non si devono percepire altri aiuti e sostegni al reddito di alcun tipo, come reddito di cittadinanza, reddito di inclusione o qualsiasi altra misura di inclusione sociale o sostegno alla povertà, oltre che disoccupazione, cassa integrazione o indennità di mobilità.

Gli aspetti che rimarcano l’arbitrarietà del provvedimento – prosegue Pinelli – non finiscono qui: l’elenco dei prodotti che si possono acquistare non è esemplificativo ma rigido. Sono 23 voci e tutto ciò che non è compreso è escluso. Quindi sì al pesce fresco ma non a quello surgelato, sì al tè ma non alle tisane, l’aceto di vino si può comprare non il balsamico, così come non si possono acquistare sale e marmellate e, grave, nemmeno farmaci. Si ha l’impressione che chi è povero venga considerato a tal punto irresponsabile da aver bisogno di essere eteroguidato negli acquisti: una forma di paternalismo autoritario poco rispettoso della dignità delle persone, come del resto già succede per il Reddito di Cittadinanza”.

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