La pandemia raccontata dai bambini: l’intervista a Chiara Ingrao, autrice di “La nostalgia della speranza”

In questo lockdown sono tutti impazziti, è nata la moda di cantare dai balconi e farsi crescere baffi e barba” e “nelle famiglie si discute per chi va a buttare la spazzatura perché tutti vogliono uscire”. La colpa di questa follia è di un virus che ha un nome che inizia con la C, come la parola Covid, ma nei loro racconti “si chiama Carlo e vive in California”. Anche il nemico che lo sconfiggerà ha un nome e inizia con la V di Vaccino, “si chiama Vincenzo, gli piace il Vento e mangia le Verdure”. E se “al parco non c’è nessuno, solo le foglie galleggianti sulla riva del laghetto”, è perché sono tutti a casa in DAD e “nelle video-lezioni alcuni intasano la chat e bisogna svuotarla con lo stura-chat!!!!”. Tristezza e voglia di riderci su, ma anche paura e coraggio insieme, è quel che emerge dai racconti, dai diari e dalle poesie raccolte nel libro “La nostalgia della speranzadi Chiara Ingrao. Frutto di un laboratorio di scrittura creativa con i bambini e le bambine di due classi quarte delle Scuole Graziosi di Modena, il volume è stato presentato la scorsa settimana al Memo, il Centro educativo del Comune.

Dopo tanti mesi a distanza, ha incontrato le bambine e i bambini, autori insieme a lei del libro. Cosa vi siete detti?
E’ stata una grande emozione, avrei voluto abbracciarli tutti. Il libro che avevano in mano dimostrava che erano scrittori e scrittrici. Esprimere emozioni e riflessioni attraverso la parola scritta, è una forza enorme, una cosa preziosa nella vita. Questi bambini devono essere fieri del loro lavoro e i genitori devono esserlo dei loro figli”.

Quando i bambini giocano, giocano sul serio, no? Ci mettono tutto l’impegno…
Sì e, infatti, erano molto emozionati all’incontro. Riflettendo sul lavoro fatto, qualcuno ha detto ‘è la cosa più bella che abbia mai fatto, me lo ricorderò per sempre’, altri hanno chiesto ‘e quando lo rifacciamo?’. Ci hanno messo davvero molto entusiasmo, avevano bisogno di tirar fuori quel che sentivano e di essere ascoltati”.

Come avete portato avanti il laboratorio? Con che metodo?
Insieme alle insegnanti, che sono state straordinarie, abbiamo scelto di lavorare in piccoli gruppi, per coinvolgere tutti il più possibile ed evitare che qualcuno rimanesse in disparte. Le insegnanti hanno proposto ai bambini di scrivere le parole che rappresentavano meglio la loro esperienza del lockdown, le loro emozioni. Le parole sono state messe in una busta, che alcuni hanno decorato in modo molto accurato, come a voler comunicare che conteneva pensieri preziosi”.

Come se si trattasse di fare un regalo?
Non proprio un regalo, credo piuttosto per sottolinearne il contenuto importante, quasi segreto. Il lavoro è partito dalle loro parole, io li ho aiutati a riordinarle, per facilitare la scrittura”.

Da quelle prime parole sono poi nati i racconti, i diari e le poesie?
Abbiamo continuato a riflettere sulla realtà usando le parole, dopodiché ognuno ha scelto, tra quelle tipologie di scrittura, quella preferita, proponendo di usare anche altre forme di espressione come i disegni. Non c’erano voti e non c’era una gerarchia di ciò che vale di più, ciò che contava era l’ascolto reciproco”.

Il lavoro di gruppo è, di per sé, una modalità non semplice ma molto potente. Ancora più complesso, se applicato alla scrittura creativa, no? Anche questa è un’esperienza che rimarrà ai bambini…
Tanti hanno detto che, lavorando in gruppo, si sono fatti nuove amicizie. La scrittura creativa in gruppo funziona solo se ci mettiamo generosità. Se cerchiamo di dimostrare di essere più bravi degli altri, se la prendiamo come una sfida, non funziona. E’ importante ascoltarsi e partire dall’idea che tutti i contributi valgono”.

Il bisogno di essere ascoltati è una tema che torna…
E aggiungo anche l’impotenza… nella situazione che stiamo vivendo, anche noi adulti ci siamo sentiti impotenti. Pensi a quanto devono essersi sentiti impotenti i bambini, tutte le decisioni sono state prese sopra alle loro teste, senza ascoltarli e interpellarli. Noi abbiamo cercato di dirgli ‘voi non siete impotenti, voi valete e noi siamo interessate a quel che avete da dire’. In tutte le loro forme di espressione, chi sconfigge il virus alla fine sono i bambini e la magia. E lo hanno sconfitto davvero, vincendo l’effetto distruttivo che poteva avere sulle loro anime”.

Dove si trova il libro, dove si può leggere?
Nella biblioteca del Memo c’è e la versione digitale si può scaricare dal loro sito (www.comune.modena.it/memo/documentazione-online). Ci terrei a far sapere a genitori e insegnanti che vorrei raccogliere altri scritti e lavori dei bambini per continuare a riflettere su questo tema (contatti su www.chiaraingrao.it). La collaborazione preziosa con Memo continua, io tornerò presto a Modena per un lavoro sulla lettura con i ragazzi delle medie e delle superiori. Chi fosse interessato può consultare il sito di Memo”.

 

di Patrizia Palladino

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