Legalità e mafia, incontro con Francesco Forgione

Si è svolta la sera di venerdì 3 febbraio presso la Tenda di viale Monte Kosica la presentazione del nuovo libro di Francesco Forgione, giornalista ed ex presidente della Commissione parlamentare antimafia, intitolato “I tragediatori. La fine dell’antimafia e il crollo dei suoi miti”. All’incontro era presente anche l’Assessore alle politiche per la legalità Massimo Mezzetti. L’appuntamento, promosso dall’associazione “L’asino che vola”, ha toccato diversi temi, tutti legati al contrasto e alla lotta contro il crimine organizzato.

Forgione ha spiegato la scelta e il significato del titolo: “Innanzitutto, visto le polemiche che ci sono state, ci tengo a precisare che il mio è un libro contro la mafia. “Tragediatori” è un termine utilizzato da Cosa Nostra per indicare i pentiti, i collaboratori di giustizia. Nella mia opera uso questo termine per indicare coloro che hanno approfittato della crisi del sistema dell’antimafia per fare carriera e affari. In questi anni l’apparato non si è mosso in una direzione univoca. Sono balzati agli onori della cronaca quei pubblici ministeri che andavano a parlare in televisione, riducendo le indagini a una sorta di show televisivo. Quelli invece che hanno pensato soltanto a fare i magistrati sono stati rilegati a una dimensione di secondo piano. Io sono stato accusato di essere un revisionista della lotta alla mafia, sono stato attaccato da diversi personaggi, giornalisti come Michele Santoro o politici come Sonia Alfano. Penso che la lotta alla mafia vada fatta uscire dalla dimensione penale e giuridica, non può limitarsi a questi ambiti. Bisogna toccare l’ambito sociale perchè la crisi che ci ha investito ha colpito tutti”.

Massimo Mezzetti ha espresso il proprio apprezzamento per il libro: “L’ho letto tutto d’un fiato, sopratutto perchè ho seguito le vicende mafiose degli ultimi 20 anni. L’antimafia sociale è importante ma sconta un limite di scarso rigore professionale. Dire che tutto è mafia è deleterio quanto sostenere che la mafia non esista. La presenza mafiosa sul nostro territorio è molto diffusa, anche se forse non ce ne siamo accorti. E’ un’occupazione di tipo economico, non militare, ma non per questo meno pericolosa. Le dinamiche di sangue sono poco presenti, ma non mancano quelle di usura, estorsione e riciclaggio. Oggi ci sono imprenditori  strozzati dall’usura che sono costretti a cedere le quote delle loro società per ripagare i debiti. Restano proprietari formali di aziende, di fatto, in mano alla mafia”.

Per Forgione il tema dei beni confiscati è fondamentale e un grosso tallone d’Achille per lo stato: “Questo argomento è gestito malissimo a livello generale. Basti pensare che non abbiamo un censimento dei beni confiscati, l’agenzia preposta non è minimamente a conoscenza della quantità. Abbiamo migliaia di macchine confiscate che vengono mantenute (a spese nostre) in garage, poi dopo 20 anni vengono demolite. Questo perchè il meccanismo che regola l’utilizzo di queste risorse è troppo lento. Lo stato non sa cosa fare, ad esempio, di un bordello confiscato, non è un’attività che può portare avanti. A mio parere bisognerebbe mettere all’asta determinati beni, è l’unica possibilità affinchè non vadano perduti”.

Chiusura di Mezzetti che traccia una possibile strada per quanto riguarda la questione normativa: “In questi anni abbiamo lavorato alla stesura di un Testo unico per la legalità con l’obiettivo di ordinare e rafforzare le norme esistenti. Le leggi devono essere più semplici possibile in modo che anche la l’applicazione delle medesime non presenti problemi. La Legge prevede una forte lotta all’usura, un controllo capillare sugli appalti e azioni di prevenzione e contrasto alla corruzione”.

Di Mattia Giovanardi

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