Ciacarare Modenese. Un articolo di divulgazione scientifica: la nasina

Nasina: in italiano ascella, a volte anche scella (ad alcune bizzarre latitudini tricolori, alcune simple minds credono che si scriva la scella, un po’ come l’aradio). La definizione nasina fa naturalmente riferimento al pungente odorare ascellico soprattutto nella stagione estiva quando, a causa della percentuale equatoriale di umidità presente nella nostra amata pianura, in giro proliferano nasine di importante impattanza olfattiva, vuoi per la particolare pigmentazione caprino-ovina di alcuni nostri simili, vuoi per l’utilizzo di terrificanti tessuti sintetici che fungono da booster amplificando a dismisura gli olezzi che svapano dalle nasine in transito. In alcuni casi mostre ci si può trovare al cospetto di esseri esalanti che paiono essere circondati da una vera e propria aura di tanfo sudoriparo, il quale persiste nell’ambiente anche dopo il commiato dell’untore, tanto che capita che l’ignaro pellegrino chieda ingenuamente se per caso si trovi nei dintorni un gregge di caproni di montagna.

Infatti le essenze miasmatiche di certe nasine coprono un ventaglio di nuances che vanno dal ‘soffritto-ragù di maiale’ all’immancabile ‘kebab di montone selvatico’. Tipico utilizzo locale: ’Boia d’un mànd lèder, l’èter dé a sun andé in garàs da Gibertèin cl’era là c’al scanchrèva, bèmo…al ghìva na nasèina c’la butèva sò cà m’è gnù sò tot l’aròsbif…al puzèva come un òndes’. Ma da cosa diamine è data la possanza olfattiva ascellare? Il motivo è davvero divertente e spero renda ancora più lieta codesta lettura: non è il sudore in se’ a puzzare, ma tutto è a cura di una simpatica creatura del Signore, il batterio Staphylococcus Homini che, assieme ad altri spassosi microorganismi, alberga proprio nelle nostre nasine. Questo microbioma si nutre – indovinate un po’ bambini – del nostro sudore. Ingerendo e digerendo, producono dei composti organosolforosi (microrutti e microscurze) che vengono gentilmente emanate dalle nostre nasine. Diteglielo a quelli che tengono la stessa maglietta per giorni, vacca boia.

di Stefano Piccagliani

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