Il disco della settimana: ’12th of June’, il ritorno di Lyle Lovett

Lyle Lovett – ‘12th of June”

In Italia è conosciuto soprattutto per aver interpretato, assieme a Randy Newman, “You’ve got a Friend in Me”, la canzone principale della colonna sonora di “Toy Story” (in italiano “Un amico in me”, cantata da Riccardo Cocciante) e per essere stato il marito dell’attrice Julia Roberts. In realtà Lyle Lovett, texano, classe 1957, è uno dei musicisti americani più intriganti emersi negli ultimi 40 anni. La sua musica è da sempre un equilibrato mix di swing e country, folk e blues, jazz e gospel e dal vivo si esibisce a volte con una large band di una ventina di elementi, altre con una formazione più ristretta e folkie di 3 o 4. Dopo aver registrato, dal 1986 al 2012, una dozzina di album tutti di ottima qualità (assolutamente da avere “Pontiac” del 1988 e “Joshua Judges Ruth” del 1992) il cantautore di Huston è rimasto in silenzio discografico per un decennio (l’ultimo disco, “Release Me”, risaliva al 2012), pur continuando ad esibirsi live con regolarità.

Ora finalmente torna sul mercato con un nuovo lavoro che rappresenta l’inizio del suo rapporto con la Verve. E, bisogna dirlo, questo “12th of June” è decisamente bello. Com’è successo in altre occasioni (ad esempio in “Lyle Lovett & His Large Band” del 1989), l’album è quasi equamente diviso in una parte più tipicamente swing e blues e una dominata da deliziose ballate country e folk, anche se, forse, a caratterizzare “12th of June” è soprattutto l’anima jazz del suo autore. Il disco si apre con un brano strumentale, “Cooking at The Continental”, un jazz classico suonato alla grande dalla band che alza subito il ritmo. Si prosegue ancora per un po’ con atmosfere jazz e swing come nella fascinosa e notturna “Gee Baby, Ain’t I Good to You”, cantata insieme alla sua storica vocalist Francine Reed, per poi passare al country texano con uno dei pezzi più belli del disco, l’intensa ballata “Her Loving Man”. Da segnalare anche la title-track, con chitarra acustica e piano, che riporta a certi episodi di “Pontiac”, e la conclusiva e di nuovo jazzata “On A Winter’s Morning”. Ben tornato.

di Giovanni Botti

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