Il disco della settimana: “All the Eye Can See” di Joe Henry

Joe Henry  – “All the Eye Can See”

Joe Henry è uno dei più bravi e raffinati cantautori americani. Originario della North Carolina, ma newyorkese d’adozione, ha sposato nel 1987 la sorella di Madonna, ma la sua musica non ha assolutamente nulla a che vedere con il pop patinato della signora Ciccone. All’attività di songwriter che pubblica album con notevole regolarità, Henry affianca anche quella di produttore, svolgendola con gusto e intelligenza. Tra i dischi che lo hanno visto in consolle ricordiamo lo splendido “Don’t Give Up on Me” di Solomon Burke, premiato con il Grammy nel 2002, e alcuni dei lavori più recenti di Bonnie Raitt.

Il nuovo album, uscito un paio di settimane fa, è uno dei più profondi della sua carriera. Negli ultimi anni il cantautore ha dovuto lottare contro una forma aggressiva di tumore alla prostata, che sembra fortunatamente aver superato, e si è trovato, suo malgrado, a dover fare i conti con sé stesso. E le canzoni di “All the Eye Can See” risentono sicuramente di questa sua difficile esperienza e suonano particolarmente intense e personali, grazie anche ad una strumentazione estremamente scarna. Rispetto agli ultimi due album, “Thrum” e “The Gospel According to Water” che, pur restando ampiamente al di sopra del livello di guardia, lasciavano trapelare una certa stanchezza compositiva, le nuove canzoni mostrano un Joe Henry ispirato, sia nella stesura dei brani, che nella ricerca dei particolari negli arrangiamenti, quasi minimali, ma di grande finezza.

Diversi sono i musicisti coinvolti, dai chitarristi Marc Ribot e Bill Frisell, alle interessanti nuove cantautrici Allison Russell e Madison Cunningham fino allo stesso flglio di Joe, Levon Henry, che si occupa di clarinetto e sassofono. Un album omogeneo e avvolgente nel quale emergono canzoni come “Karen Dalton”, dedicata a una cantautrice texana, brava quanto dimenticata, scomparsa troppo presto, la deliziosa “O Beloved”, con un bellissimo sassofono finale, e l’altrettanto fascinosa “Small Wonder”, aperta e guidata da una chitarra acustica. Da ascoltare tutto d’un fiato.

di Giovanni Botti

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