Persone & Storie: Lucio Bruni, un pianoforte jazz per amico

Non è che ami mettersi in mostra, benché la sua postura dinoccolata non passi inosservata, ma suonare sì, quello lo fa da una vita. E dopo decenni di musica, su e giù per i tasti di un pianoforte, finalmente Luciano “Lucio” Bruni firma un disco tutto suo, grazie alla produzione di Giulio Vannini per gli Amici del Jazz e il Modena Jazz Festival, con i contributi di Comune, Regione, Fondazione di Modena e altri sostenitori non istituzionali. Ed è un disco dal vivo “Live at Smallet Jazz Club”, registrato il 23 ottobre del 2020 all’Abate Road 66, a pochi metri dalla stazione centrale. Con Lucio gli amici musicisti di una vita: Enrico Lazzarini al contrabbasso e Andrea Burani alla batteria. Ospiti speciali: il chitarrista Cesare Vincenti e la cantante Lara Luppi.

Lucio, come descriveresti il tuo disco?
È un concerto. Giulio Vannini, che è un amico, mi ha detto: dai, registriamo. Ho detto va bene, anche se in realtà un disco dal vivo non è esattamente la cosa più facile da realizzare. Non puoi cancellare, non puoi aggiustare nulla. È anche vero che quando suoni, a un certo punto ti dimentichi di quasi tutto, ti lasci andare e suoni. Alla fine, riascoltandolo, devo dire che non è male. La scaletta è bella: una decina di tracce.

Sono pezzi tuoi o cover?
Ci sono dei pezzi arrangiati da Enrico Lazzarini, il resto sono standard. Ho attinto dai miei pianisti preferiti: Keith Jarrett, Bill Evans, ma c’è anche “What a wonderful world”. L’anno scorso era un periodo brutto per tutti, anche per me, allora ho proprio voluto suonare quel pezzo come messaggio per dire che ci sono ancora al mondo persone che ti fanno stare bene. Penso che la vita sia un viaggio che ti presenta sempre delle sorprese e non bisogna scordarselo, sempre, al di là degli stati d’animo e delle difficoltà che attraversi.

La musica può essere un grande balsamo, ha una capacità evocativa straordinaria, ma inafferrabile, ti sfugge via continuamente.
Hai espresso un concetto che condivido in pieno: la gente dice, ah ma te hai la musica. È vero, però ci son dei momenti in cui neanche la musica ti può venire in aiuto, sei tu che devi andarle incontro. Perché ti scappa via, se non sei pronto e ricettivo. La musica può farti stare da dio, ma richiede attenzione, applicazione. Non è come lo sciroppo che prendi per il mal di gola…

Con Lazzarini e Burani da quanto tempo vi conoscete?
Sono amicizie fraterne. Con Enrico, che all’inizio suonava la chitarra, abbiamo fatto le scuole insieme, saranno 45 anni che ci conosciamo. Con Andrea un po’ meno, forse solo da 40 anni. Con loro mi trovo benissimo, anche perché sono grandissimi musicisti. C’è un’intesa di profonda amicizia. Il fatto è che è una vita che suono, le mie esperienze le ho fatte, ora voglio suonare davvero solo con gente con cui sto bene.

Che studi hai fatto?
Ho fatto il liceo scientifico Tassoni. Una meravigliosa scuola, poi Matematica all’Università, ma non mi sono mai laureato.

Tra matematica e musica ci sono affinità? Molti pensano di sì…
Secondo me è una certezza, questa. David Hilbert diceva che era diventato “poeta, perché non aveva abbastanza fantasia da dedicarsi alla matematica”. Il cervello lavora in maniera simile. Devi avere un certo di tipo di predisposizione mentale: essere lucido, ma anche aperto.

La musica te l’ha trasmessa qualcuno in famiglia?
Mia nonna mi raccontava di mio nonno che suonava la fisarmonica, ma non l’ho mai conosciuto. Credo suonasse nelle feste di paese. Io ho approcciato il pianoforte a 8 anni, privatamente. A 14 anni il colpo di fulmine del jazz. Ma ho dovuto fare quasi tutto da solo, apprendendo anche cose che poi ci ho messo degli anni per capire che erano sbagliate.

Il cinema è un’altra tua grande passione?
Amo i film, un determinato tipo di cinema, ma non vado più in sala: ho dovuto smettere quando hanno messo il divieto per i fumatori. Ho sonorizzato molti film muti, e mi diverte molto improvvisare su stimoli visivi. È jazz, puro jazz.

Hai letto le pagine che Vinicio Capossela ti ha dedicato sul suo ultimo libro “Eclissica”?
Le ho lette più di una volta, per me è stato un grande onore. Ha scritto molto bene di me e gliene sono grato. Ma lui è un grande amico, quindi è di parte.

Modena è una città musicale?
Di sicuro è una città piena di bravissimi musicisti. C’è un rapporto popolazione/musicisti altissimo: sia nel jazz che nella classica, che nel pop.

A proposito di pop, ti chiami Lucio come due grandi della canzone italiana: Battisti e Dalla
Li amo entrambi. Insieme con Mogol, Battisti è riuscito a scrivere pezzi eterni. È stato un dio della musica, lo paragono ai grandi americani. Anche Dalla mi fa impazzire: l’ho sentito dal vivo, cantava con una facilità e una voce incredibile.

di Francesco Rossetti

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