Il disco della settimana: Dylan LeBlanc, dalla Lousiana al suono del Laurel Canyon

Dylan LeBlanc – “Coyote”

Dylan Leblanc è uno dei cantautori più interessanti emersi negli ultimi anni nell’enorme bacino musicale americano. Figlio d’arte, suo padre è un musicista e autore di canzoni country del giro di Nashville e dintorni, il 34enne originario della Louisiana si inserisce nel filone ispirato dal suono californiano del Laurel Canyon, che ha in Jonathan Wilson il suo principale rappresentante contemporaneo. Giunto al suo quinto album, Leblanc sembra aver davvero trovato la propria strada e raggiunto la maturità. E questo “Coyote”, pubblicato per la ATO di New York, label che annovera nel suo catalogo artisti come Alabama Shakes e Black Pumas, è un gran bel disco, uno dei più interessanti usciti tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024.

Registrato ai mitici Muscle Shoals Studios, l’album contiene 13 canzoni (17 più altre cinque versioni live nell’edizione deluxe), decisamente belle. Se l’approccio vocale ricorda un po’ quello di Jonathan Wilson, anche se la voce di Leblanc sembra migliore, la struttura di alcune canzoni dimostra come il musicista di Shreveport sia stato influenzato da Neil Young (“Hate”, ad esempio, pare quasi un outtake di metà anni ’70 del loner canadese). L’atmosfera generale del disco è notturna e sognante con qualche spruzzata, qua e la, di psichedelia tipica del Laurel Canyon, ma anche, in alcune canzoni, un retrogusto soul, figlio probabilmente del luogo di registrazione (la ritmata e quasi funky “The Crowd Goes Wild”).

Già l’iniziale title-track, aperta da un bell’arpeggio di chitarra, ci riporta agli anni ’70 e all’epoca d’oro del suono californiano, da cui sembra ancora di più arrivare la malinconica e fascinosa “Dust”, con una deliziosa apertura nel ritornello. Bellissima anche “Wicked Kind”, con un attacco southern-western che riporta alla mente certi brani dei migliori Poco, mentre “Human Kind”, aperta dal piano e guidata dall’organo, unisce atmosfere soul al sognante sound della California. In conclusione un disco davvero interessante per un artista assolutamente da scoprire.

(di Giovanni Botti)

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