Il disco della settimana: con “Higher”, Chris Stapleton si sposta verso il soul

Chris Stapleton – “Higher”

Chris Stapleton è sicuramente il più importante personaggio emerso negli ultimi anni dalla scena musicale di Nashville. A lungo autore di successo per altri (sue canzoni le hanno registrate star del country come George Strait, Tim McGraw e Kenny Chesney, ma anche Adele), Stapleton è stato il frontman degli SteelDrivers, band bluegrass, fino al 2010 e ha intrapreso la carriera solista nel 2013, pubblicando il suo album d’esordio, lo splendido “Traveller”, soltanto nel 2015 a 37 anni. Dotato di una voce roca e potente, adatta alle ballate soul e sudiste più che alle patinate canzoni del country nashvilliano, il musicista di Lexington ha ottenuto, album dopo album, sempre più successo, arrivando persino, lo scorso febbraio, a cantare l’inno nazionale in apertura del Super Bowl. Il nuovo album, “Higher”, il quinto della sua carriera, conferma la linea portata avanti dai lavori precedenti dell’artista, spostandosi semmai ulteriormente verso il soul, pur non abbandonando una delle sue principali fonti d’ispirazione e cioè il country degli “outlaws”.

Rispetto allo splendido esordio, il sound generale di “Higher” suona un po’ più di maniera e, potremmo dire, commerciale, ma questo non è detto che sia sempre un difetto. Le 14 canzoni della track list confermano le capacità di scrittura e di interpretazione di Stapleton, ancora una volta circondato dai suoi collaboratori più fidati, compresi la moglie Morgane e il produttore Dave Cobb. “Higher” è un album che, pur non proponendo nulla di nuovo, si ascolta con grande piacere e fa venire la voglia di rimetterlo nel lettore. Come da tradizione si passa da classiche ballate country-rock come “Trust” o il “lentone” da country-pub di Nashville “It Takes a Woman”, a brani più marcatamente sudisti, come la limacciosa “South Dakota”, o soul (la dolce “Loving You in My Mind”, il cui inizio ricorda certe cose più pop della Marshall Tucker Band). Chiusura intimista con la deliziosa “Mountains of My Mind”, solo voce e chitarra. Un’ennesima conferma.

di Giovanni Botti

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