Il disco della settimana: “Here it Is” a Tribute to Leonard Cohen

‘Here it Is”, a Tribute to Leonard Cohen – Artisti Vari

 Leonard Cohen è stato uno dei cantautori più influenti del XX secolo, autore di alcune canzoni diventate celebri sia nelle versioni originali che nelle cover di altri artisti. Scomparso nel 2016, dopo aver registrato dischi fino all’ultimo, Cohen è stato omaggiato da diversi tributi, alcuni dei quali interessanti altri meno. Ricordiamo ad esempio “Famous Blue Raincot” dell’87, l’album dedicato integralmente alle sue canzoni dalla musicista americana Jennifer Warnes, e l’ottimo “Tower of Song” del ’95, con artisti del calibro di Don Henley, Willie Nelson ed Elton John. “Here it Is”, il tribute-album prodotto da Larry Klein uscito di recente, è però, a parere di chi scrive, il più interessante di tutti. Questo sicuramente per la bravura degli artisti coinvolti, ma anche e soprattutto per il suono omogeneo che Klein è riuscito a dargli, coinvolgendo una backing band formata da grandi jazzisti come Bill Frissell, Immanuel Wilkins, Kevin Hayes e Scott Colley. Un sound delicato che si adatta perfettamente all’atmosfera delle canzoni del canadese e alle voci degli interpreti, da Norah Jones a Peter Gabriel, da James Taylor a Iggy Pop.

“Here it Is” si apre con la Jones che interpreta la fascinosa “Steer Your Way”, tratta da “You Want it Darker”, uno degli album più recenti di Leonard Cohen. Una versione molto intrigante in cui la newyorkese si mostra perfettamente a suo agio in questo genere di atmosfere. La title track del disco è affidata invece al redivivo Peter Gabriel (il suo primo album di inediti in 20 anni dovrebbe uscire nel 2023), che ne offre una versione splendida, scura al punto giusto, dimostrando di essere ancora un interprete di grande forza espressiva. Bravissimi anche Gregory Porter, che propone una “Suzanne” particolarmente intensa, James Taylor, con una “Coming Back to You” particolarmente intrigante, e un Iggy Pop più cupo che mai nella interpretazione di “You Want it Darker”. Chiusura affidata a Bill Frissel, la cui “Bird on the Wire” strumentale è semplicemente deliziosa. Da ascoltare assolutamente.

di Giovanni Botti

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