Il disco della settimana: le “Prescrizioni per i sognatori” di Valerie June

Valerie June – “The Moon And Stars: Prescriptions for Dreamers”

Valerie June è una delle più interessanti rappresentanti della musica soul contemporanea. Originaria di Jackson (TN), la 39enne musicista si è formata ascoltando gospel nella chiesa locale, ma è anche entrata in contatto con alcuni importanti artisti soul (Bobby Womack ad esempio), grazie al padre che nei ritagli di tempo faceva il promoter musicale. Dotata di una voce particolare, più vicina a certe country-singer che ai clichè tipici del soul e del gospel afro-americano, la June si è fatta conoscere nel 2013 con l’album “Pushin’ Against a Stone”, prodotto da Dan Auerbach dei Black Keys, dopo averne registrati altri tre autoprodotti e passati quasi completamente inosservati. Il disco ottenne ottimi riconoscimenti di critica grazie ad un mix molto accattivante di blues, soul, country e folk.

Dopo un altro lavoro piuttosto interessante, “The Order of Time” del 2017, la cantautrice, nel frattempo trasferitasi a Memphis, ha pubblicato qualche settimana fa il suo album fino ad oggi più ambizioso. Si intitola “The Moon And Stars: Prescriptions for Dreamers” ed è una sorta di concept della black music in cui la June fonde la tradizione del soul e del gospel, rappresentata anche da un cameo della grandissima Carla Thomas nella splendida “Call me a fool”, con la modernità grazie alla produzione di Jack Splash, già in cabina di regia con artisti di grande successo come Alicia Keys e Kendrick Lamar.

Nei 14 episodi dell’album, quasi un vero e proprio percorso di “prescrizione per i sognatori”, si alternano canzoni più acustiche e scarne come la deliziosa “Fallin’”, cantata con una voce semi sussurrata e volutamente affaticata, e altre caratterizzate da una produzione più ampollosa e da suoni elettronici, ma utilizzati sempre con gusto, come l’iniziale “Stay”, aperta da un piano gospel e poi arricchita con sonorità più elaborate. E a fare da collante ci sono, qui e là, brevi momenti strumentali quasi ambient. Tra le canzoni nella track list sono da segnalare anche la brillante “Smile”, che potrebbe essere un ottimo singolo radiofonico, la soul ballad “Two Roads”, con un organo in sottofondo, e la raffinata “Why The Bright Stars Glow”, tra soul e pop. Un album bello e omogeneo che conferma il talento di questa fascinosa ragazza del Tennessee.

di Giovanni Botti

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