Il disco della settimana: “That’s Life”, Willie Nelson interpreta Sinatra

Willie Nelson – “That’s Life”

Il prossimo 29 aprile compirà 88 anni, ma Willie Nelson, l’ultimo degli originali ancora in vita del cosiddetto movimento degli ‘outlaws’ texani (assieme a Kris Kristofferson), continua a non sbagliare un colpo. Ogni anno, con una regolarità impressionante, pubblica un nuovo album (a volte anche due) mantenendosi sempre a livelli di eccellenza e mostrando una freschezza artistica e anche vocale davvero sorprendenti. Nel 2018 il texano aveva dedicato un disco alla musica di Frank Sinatra, di cui era amico al punto che i due musicisti si aprirono più volte a vicenda i rispettivi concerti. E “My Way”, questo il titolo, aveva avuto un notevole successo conquistando anche un Grammy. Nelson ha quindi deciso di bissare quel disco con un nuovo progetto dedicato a “The Voice” e questo “That’s Life” conferma quanto di buono aveva evidenziato “My Way”.

Intanto il repertorio di Sinatra si presta perfettamente ad essere interpretato dal texano che, nonostante gli anni, conserva ancora una voce intensa ed emozionante, seppur diversissima da quella del cantante di origine italiana. E poi i musicisti che affiancano Willie e il suo fedele produttore Buddy Cannon sono gli stessi dell’album precedente con Matt Rollings al piano, David Piltch e Jay Bellerose alla sezione ritmica e, qui e la, anche l’armonica del grande Mickey Raphael, e riescono a creare un suono elegante e jazzato al tempo stesso che ci riporta indietro agli anni ‘50, gli anni d’oro dello swing e degli standard.

Molto bella la copertina, che richiama volutamente quella di “In The Wee Small Hours”, uno degli album più belli di Frank Sinatra, mentre tra le undici canzoni della tracklist ci sono soprattutto classici piuttosto noti del songbook di “The Voice” come la brillante e raffinata “I’ve Got You Under My Skin” e la stessa “That’s Life”, che dava il titolo ad un altro celebre disco di Sinatra e che Nelson ripropone in maniera deliziosa. “I Won’t Dance”, altro brano dal ritmo schioccadita, vede Willie duettare con una Diana Krall completamente a suo agio, mentre la delicata e notturna “In the Wee Small Hours of The Morning”, viene cantata con una voce quasi sussurrata. L’ennesima prova di classe di un artista che non ne vuol sapere di imboccare il viale del tramonto.

di Giovanni Botti

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