Storie di Sport: Tommaso Rinaldi, figlio d’arte, tra il volley e l’università

(Foto Modena Volley)

Tra i nuovi protagonisti di questa nuova stagione gialloblù, definita di transizione visto anche il cambio della società, c’è sicuramente Tommaso Rinaldi. Classe 2001, figlio d’arte (suo padre Pietro ha giocato a Modena come libero), dopo l’annata a Cisterna, è tornato sotto la Ghirlandina per giocare titolare al fianco di Ngapeth. Dobbiamo fare un percorso di crescita come squadra – ha ammesso Rinaldi ai nostri microfoni – Ci stiamo allenando insieme da poco, e perciò non abbiamo ancora i giusti meccanismi. Siamo una squadra che non può permettersi di mollare il freno, per questo giocheremo ogni partita come se fossimo contro una big. Inoltre, giocare al Palazzetto è stata un’emozione incredibile, sono felice che fra poco diventerà una routine e sarà sempre più bello”.

Tommaso, la passata stagione con Cisterna facesti una grande prestazione proprio al Palapanini. Voglia di rivalsa?
No, nessun conto in sospeso. Volevo solo fare bene per me stesso. Il Palapanini è casa mia e ci sono cresciuto. E’ stato molto speciale, ma nient’altro.

Modena ha tanti giocatori del proprio vivaio nel roster. Il fatto di essere cresciuti insieme aiuta a rafforzare il gruppo?
Assolutamente si. Con almeno quattro dei miei attuali compagni di squadra, abbiamo iniziato a giocare a pallavolo insieme, facendo tutte le giovanili. Oltre ad essere compagni siamo fratelli. Questo ti aiuta molto sia dentro che fuori dal campo.

Come ti trovi invece con i senatori del gruppo?
Mi aiutano molto. Ngapeth, Bruno e anche Stankovic, con cui ho giocato due anni fa. Sono dei campioni veri, e in campo fanno bene tutto, sia per l’animo della squadra, che anche dal punto di vista del gioco. Sono persone fantastiche e mi sembra di conoscerli da molto tempo.

Tuo padre ti dà qualche consiglio?
Si e no. Non vogliamo parlare di pallavolo. Già ci sto dentro tutto il giorno, e se ne parlo poi anche a casa non fa molto bene.

Parliamo di te, da piccolo sei cresciuto con un pallone da pallavolo?
Da piccolo non giocavo a pallavolo, se non in casa. Ho fatto sempre altri sport e ho iniziato a giocare a volley in prima superiore. Prima non l’avevo mai fatto come sport agonistico, nonostante fossi bravo. Quando ho iniziato, poi sono piano piano migliorato, fino ad appassionarmi.

Se non avessi giocato a pallavolo, che cosa ti sarebbe piaciuto fare?
Non saprei. Già sto facendo probabilmente quello che avrei potuto fare, ovvero studiare alla facoltà di Economia. Magari avrei giocato a calcio, al posto della pallavolo.

Come concili lo studio con gli allenamenti?
Lo sportivo ha tanto tempo libero, e non è un problema fare due cose. Io ormai mi sono abituato e non lo vedo come un problema. E’ una facoltà online, ed è più comoda per me rispetto a quella di Modena, anche per via della Nazionale in estate.

Vorresti fare dunque come il tuo compagno di squadra Totò Rossini (che ha conseguito la laurea magistrale)?
Si certo. Quando smetterà, Totò avrà un lavoro fisso e ben retribuito, come invece non hanno il 90% dei giocatori, nonostante adesso vada di moda più di prima crearsi un ‘piano B’.

Cosa ti piace fare nel tempo libero?
Non ne ho tanto. Nei giorni liberi mi piace uscire, anche perché a Modena ho tanti amici. Però più di questo non ho tempo di fare granché.

Parlando della Nazionale, finora hai fatto una grandissima carriera nelle giovanili. Speri che questa stagione possa essere il trampolino di lancio anche verso la squadra di De Giorgi?
Assolutamente sì. Già l’anno scorso avevo questo obiettivo, fare una stagione da titolare in Superlega e puntare alla Nazionale maggiore. C’è stato poi un piccolo infortunio e dunque sono rimasto con l’Under 22, vincendo però l’Europeo. Spero di poterla raggiungere quest’anno.

La Superlega viene indicata da molti come la ‘NBA della pallavolo’. C’è un avversario in particolare che ti incuriosisce e che vorresti affrontare?
Ce ne sono tantissimi. In ogni partita ce ne sono almeno due o tre che ti incuriosiscono. Ad esempio con Piacenza è stato un test importante. Finora la cosa più bella è stata giocare con Earvin Ngapeth.

di Mattia Amaduzzi

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