Il piccolo Enea al cinema con Bellocchio. L’intervista alla mamma, Chiara Betelli

È un bimbo modenese il protagonista di “Rapito”, il nuovo film di Marco Bellocchio, ora al cinema dopo il debutto nel concorso ufficiale del Festival di Cannes. Si chiama Enea Sala (nella foto), ha uno sguardo che buca lo schermo ed è stato incredibilmente disponibile, professionale (se non fosse quest’ultimo un aggettivo che non si confà all’universo di un bambino). Enea ha impersonato Edgardo, uno degli otto figli di una famiglia ebrea bolognese che nel 1858, per ordine del papa Pio IX, venne sottratto alla famiglia per essere cresciuto come cattolico. Una storia vera. Il film è stato girato a Modena, oltreché in altre location: Roma, Mantova, Parma, San Benedetto Po. Quindi non solo Adam Driver, Penelope Cruz e Michael Mann: la scorsa estate in città, in una forma più discreta, c’era anche l’eccellenza del nostro cinema italico.

Alla première modenese del Cinema Victoria è lo stesso Enea, di ritorno dalla Croisette, a raccontare: mi sono proprio divertito, è stato molto bello. Ho conosciuto un sacco di attori molto bravi e molto simpatici”.
Così, per gioco, gli chiedo con chi si è trovato meglio tra Fausto Russo Alesi e Barbara Ronchi, il padre e la madre nel film, e lui, perfettamente diplomatico: “mi sono trovato bene con tutti e due, però ho lavorato di più con la madre che col padre, quindi forse ho fatto più amicizia con Barbara Ronchi. Ma solo per questo”.

Rivederti sul grande schermo che effetto ti ha fatto?
È stato emozionante, così tanto che ho già voglia di rivederlo”.

I genitori di Enea sono Gianluca Sala e Chiara Betelli. Quest’ultima si presta volentieri a raccontare l’esperienza complessiva del film.

Come siete arrivati ai provini?
Per caso. A gennaio-febbraio dell’anno scorso, abbiamo girato un video a casa, col cellulare. E l’abbiamo spedito. Da lì è partita tutta una serie di selezioni che sono durate dei mesi. La scelta definitiva di Enea è avvenuta a giugno, dopodiché le riprese sono partite quasi subito.

E quanto sono durate?
Tre mesi, fino a settembre, naturalmente con diverse pause in mezzo.

Quindi Enea non ha saltato la scuola?
Esatto, ha saltato solo il primo giorno di scuola a settembre perché eravamo ancora a Roma.

E anche voi avete passato l’estate sul set?
Sì, l’abbiamo seguito sempre, però anche dandoci dei turni, coinvolgendo i nonni. È stata un’avventura splendida, ma anche impegnativa. Un bel tour de force.

In più questo è un film in costume…
Sì, ed è stata un’estate caldissima. Gli attori, compreso Enea, erano vestiti a più strati, con la canottiera, la camicia, la giacca, il tabarro, il cappello. I truccatori erano sempre lì con il ventilatore pronto, per tamponare l’inevitabile sudore.

Immagino che voi genitori siate interessati al cinema…
Io ho fatto teatro amatoriale per tantissimi anni. Sì, sono da sempre amante del cinema, però tutto è nato per caso. Direi che in famiglia giochiamo molto e forse ha contato questa attitudine a giocare. Ovviamente Enea non ha fatto scuole di recitazione. C’erano tanti bambini nel cast e tra loro si intendevano. Hanno legato subito, stavano insieme tante ore, sia sul set che in albergo.

L’esperienza di Cannes com’è stata?
Grande emozione, soprattutto agli applausi. Il festival è un gran frullatore. Sono stati tre giorni intensissimi tra interviste, photocall, cene.

Il film vi è piaciuto?
Sì, è un bel film, anche più incalzante rispetto ad altri film di Bellocchio, nel senso che la storia ti tiene attaccato allo schermo, vuoi capire come va a finire.

Il Papa non ne esce bene…
Ma Bellocchio non ha espresso giudizi, non ci sono buoni e cattivi, ognuno agisce sulla base delle proprie convinzioni, anche in base alle idee dell’epoca. Lo stesso papa era convinto di agire per il bene.

A Modena dove si è girato?
Nella chiesa di San Barnaba in via Carteria e in una ex scuola – quella che ha fatto mia madre – che nel film è diventato il dormitorio: una location ottocentesca, adattissima per il film.

Come vi siete amalgamati con il cast?
Benissimo, è stata una vera e propria famiglia, formidabile dal punto di vista umano. Ci sentiamo ancora, ci mandiamo messaggi. Barbara Ronchi, Pierobon, Gifuni, tutti deliziosi, alla mano, umili e gentili con Enea.

Bellocchio?
Ha 83 anni ma non li dimostra, è un vulcano, ha in mente l’idea del film, una spanna sopra tutti.

Vi piacerebbe se Enea facesse un altro film?
Se fosse come questo, volentieri. Il problema è questo: è stato tutto così magico da temere che una nuova esperienza non sia all’altezza di questa.

di Francesco Rossetti

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