Già di per sé leggere è un’esperienza talmente arricchente che è difficile farne a meno. Se poi puoi anche condividerla con qualcuno, allora il gioco dell’arricchimento reciproco si fa davvero piacevole. Forse è questo il segreto della fioritura, a livello planetario, dei gruppi di lettura. Ce n’erano anche prima, ma ora registrano un aumento, come testimonia il sistema delle biblioteche modenesi e, in particolare, la accogliente ‘Delfini’. Chiedo a Chiara Grenzi (foto), che insegna Lingua e letteratura francese al Liceo Muratori-San Carlo di Modena, e anima il gruppo di letteratura francofona, di provare a fornire una definizione di che cos’è un gruppo di lettura. “È uno spazio libero in cui persone che amano leggere possono confrontarsi su un testo comune e sono libere di parlarne come vogliono – ci spiega – non è uno spazio dove si propone una recensione o dove qualcuno spiega a qualcun altro il messaggio o lo stile del libro. Ognuno condivide ciò che crede: cosa lo ha colpito, quali ritiene siano le parti più riuscite, quali meno, quali emozioni hanno suscitato, quali rimandi. È quindi un trovarsi complice, non voglio dire proprio tra amici stretti, anche se poi nel corso del tempo emergono delle affinità”.
Uno spazio aperto, quindi non c’è bisogno di dimostrare una determinata competenza, non ci sono barriere d’entrata?
Tutt’altro, è uno spazio di piacevolezza. Mi viene in mente Pennac che parla della libertà della lettura senza dover affrontare spiegazioni, e lo dico da prof.
Pennac riconosce anche il diritto di non leggere. E a volte si dice che la scuola, con le sue spiegazioni, attenui il gusto spontaneo della lettura. È così?
È un ragionamento che mi gira per la testa da molti anni. L’esperienza stessa del gruppo di lettura mi porta a riflettere su come insegnare a leggere a scuola. Riconosco di proporre un approccio forse poco ortodosso, non trasmetto un’analisi rigida del testo perché mi rendo conto che allontana le nuove generazioni. Io vorrei che negli studenti crescesse la voglia di parlare di un testo.
Com’è nato il gruppo “Franchi Lettori”?
Nell’estate del 2019 la biblioteca Delfini promosse un incontro aperto per raccontare l’esperienza dei gruppi di lettura. Partecipai e, subito dopo, lanciai a Cinzia Pollicelli e Francesca Canovi l’idea di un gruppo di lettura di testi francofoni (quindi non solo francesi) rigorosamente contemporanei. Ho quindi coinvolto alcune amiche, assidue lettrici come me, che potessero essere complici di questo gruppo. Siamo tutte insegnanti, con me ci sono Sara Furlati e Régine Saugier (entrambe del Liceo Muratori-San Carlo) e Sophie Vialle (Istituto Spallanzani di Castelfranco).
Chi sceglie i libri da leggere?
Li scegliamo noi quattro, di solito in agosto, in modo da proporre un calendario per la stagione che poi comincia a ottobre. Ne scegliamo cinque per ogni anno. Il nostro, ripeto, è un ruolo di semplici facilitatrici: non spieghiamo nulla, ci limitiamo ad animare la conversazione, quando ce n’è bisogno, proponendo spunti di riflessione. Ma tutto poi si svolge in modo molto libero.
Come si tiene animato un gruppo?
Il trucco è essere sinceri e generosi: se uno si scopre, poi si attivano anche gli altri. I confronti diventano molto personali. C’è chi ha letto direttamente in francese, mentre la maggior parte lo fa nella traduzione italiana.
“Franchi Lettori”: come avete scelto questo nome?
Eravamo indecisi tra due possibilità: Livresse, una crasi tra livre (libro) e ivresse (ubriacezza), poi abbiamo preferito qualcosa di più semplice e immediato. Franchi lettori è un nome che invita anche alla franchezza, al parlare a cuore aperto. Livresse, in compenso, è divenuto il nome del nostro gruppo Whatsapp ristretto.
Dove vi trovate in presenza?
Prima dello scoppio della pandemia, ci si trovava nella sala conferenze, quella con il soffitto di Gianluigi Toccafondo.
E con il Covid?
Si è interrotto tutto, c’era un turbamento tale che attraversava tutti. Poi, nell’estate scorsa, la Delfini ci ha proposto di continuare online, fornendoci link e piattaforma per gli incontri. E noi siamo ripartiti.
Il numero dei partecipanti è calato?
No, c’è stato addirittura un aumento. Abbiamo avuto persone collegate anche da fuori regione, ma anche da posti non vicinissimi come Mirandola, Finale Emilia. Persone che in presenza non avrebbero potuto partecipare.
E ora?
Ripartiremo in autunno. Non sappiamo se ci daremo un tema o un filo conduttore. Finora abbiamo proposto libri molto diversi tra loro, di autrici e autori e con ambientazioni di grande varietà.
Ma la lettura non è un’attività solitaria?
Lo è, però se i gruppi di lettura hanno successo è perché c’è un grande bisogno di condivisione.
Ha un libro da consigliare?
Sì, è anche il primo che abbiamo proposto: “Riparare i viventi” di Maylis de Kerangal. Un romanzo dallo stile travolgente che ci fa vivere l’intensità e le pressione del mondo medico, la preoccupazione e l’attesa dei pazienti, un libro intensissimo.
di Francesco Rossetti