Matteo Macchioni, artista versatile. Il tenore sassolese si racconta

Matteo Macchioni è stato un vero e proprio pioniere. Nel 2009 infatti fu il primo a portare il canto lirico all’interno di un programma televisivo pop come “Amici” e lo fece con successo dal momento che arrivò fino alla finale classificandosi quarto. Da allora la carriera del tenore sassolese è cresciuta fino a portare la sua voce in alcuni dei teatri d’opera più importanti d’Europa. “Sono impegnato su molteplici fronti – ci ha detto Macchioni al telefono – ho iniziato poco tempo fa una produzione del Don Giovanni di Mozart del teatro dell’opera di Friburgo in Germania, per la quale sono previste dieci performance fino a luglio. Di recente ho tenuto un concerto a Mosca dove c’è una grande attenzione per la nostra cultura. E’ davvero bello poter portare la propria lingua e il proprio canto in un paese straniero”.

Matteo, ti sei spesso cimentato nelle opere di Rossini. E’ un autore che ti piace particolarmente?

Io sono un tenore lirico leggero. Diciamo che il repertorio rossiniano non l’ho scoperto subito, ma ho iniziato a studiarlo a partire dal 2012. Poi nel 2014, a Pesaro, che è la città di Rossini, ho partecipato all’Accademia Rossiniana, allora presieduta dal maestro Alberto Zedda, scomparso di recente, un’esperienza che mi ha formato su questo tipo di interpretazioni. Ho perfezionato il canto di agilità e devo dire che Rossini, oggi, è una componente importante della mia vita artistica.

All’estero come è accolta la Lirica in italiano?
All’estero c’è grande rispetto per l’opera italiana. Come si sa, molte opere scritte originariamente in italiano possono essere riproposte anche in altre lingue, ad esempio mi è capitato di vedere in Germania Cantelloni con ‘Il Barbiere di Siviglia’, cantato in tedesco. Però in genere quando un’opera è scritta in italiano, per fortuna, la si canta in italiano dappertutto.

Qual è il personaggio che preferisci interpretare?
Tutti quelli che ho interpretato mi hanno dato soddisfazioni, anche se i ruoli del Conte di Almaviva e di Don Ramiro, rispettivamente tratti dal ‘Barbiere di Siviglia’ e dalla ‘Cenerentola’, me ne hanno date ancora di più. Mi sono divertito a fare un conto e ho visto che, ad oggi, ho fatto praticamente 61 recite tra ‘Barbiere di Siviglia’ e ‘Cenerentola’ in cinque paesi diversi.

Ormai non avrai quasi più bisogno di prepararti quando interpreti questi ruoli…
In realtà uno non finisce mai di imparare e di perfezionarsi. E’ ovvio che, più un opera la fai più sei professionalmente adeguato a sostenerla, però ogni produzione è a se stante perchè, dal punto di vista attoriale e interpretativo, le regie cambiano. Quindi ogni volta è come ripartire da zero, nonostante una preparazione musicale solida. All’estero stai avendo molto successo e considerazioni positive anche da parte della critica.

In Italia invece come sta andando?
Anche in Italia ho cantato in tantissimi teatri importanti. Al Carlo Felice di Genova, al Maggio Musicale Fiorentino, al Rossini Opera Festival, recentemente anche alla Scala di Milano. Devo dire però che, per un cantante lirico, la vocazione all’internazionalità è una vera e propria ‘condicio sine qua non’. Lo stesso Pavarotti, se andiamo a vedere, ha cantato tantissimo in Italia, ma ha anche portato la sua voce in diversi paesi europei e d’oltre oceano. L’essere cantanti d’opera porta naturalmente a cercare uno sbocco all’esterno, ma non è facile.

L’esperienza ad Amici ti aveva avvicinato alla musica pop. La canti ancora o ti dedichi solo alla lirica?
Ma guarda, io penso di essere un artista abbastanza versatile e, parallelamente alla carriera di cantante d’opera, mi piace molto fare concerti. In quelle occasioni non mi creo degli steccati culturali e mi diverto a cantare di tutto, quindi anche canzoni pop, che restano una componente importante della mia vita artistica.

Amici lo segui ancora?
Quest’anno è tornata protagonista la Lirica… Amici è stata un’esperienza molto bella che ho fatto dieci anni fa, ma devo dire che di recente non ho avuto granchè modo di seguire il programma. Ho visto però che c’è un ragazzo che ha studiato canto lirico (Alberto Urso ndr) e che uno dei direttori artistici è Vittorio Grigolo, un tenore di fama internazionale. Rispetto a quando l’ho fatto io, forse, è un po’ più facile portare la cosiddetta pop-opera ad un pubblico di massa. Ai tempi lo faceva quasi solo Bocelli, oggi c’è il Volo e ce ne sono altri.

Nel tempo libero che musica ascolti?
Assolutamente di tutto. Nel mio telefonino passo dagli ACDC al cantautorato italiano fino al repertorio internazionale che va in questo periodo. Lo stesso vale per tanti miei colleghi. Bisogna sfatare il mito per cui un cantante d’opera ascolta solo musica classica.

Tu hai cantato nel cortile d’onore del Palazzo Ducale di Modena. In tanti dicono che nella nostra città ci vorrebbe un vero e proprio festival dedicato alla Lirica…
E’ vero, feci il Barbiere di Siviglia e fu un grande successo. Credo che in questo dovrebbe fare molto l’istituzione cittadina e cioè il teatro Pavarotti. Non penso sia semplice, ma la risposta del pubblico sarebbe straordinaria.

di Giovanni Botti

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