Teatro: al Comunale Pavarotti-Freni arriva il “Don Carlo” di Verdi

(Foto Teatro Comunale)

Il Don Carlo di Giuseppe Verdi che va in scena al Teatro comunale Pavarotti-Freni venerdì 3 (alle ore 20) e domenica 5 novembre (alle ore 15.30), riprende un allestimento curato dal teatro modenese in occasione del bicentenario verdiano del 2012 (questa volta nella versione ‘Milano’ in quattro atti, la più eseguita e anche più breve rispetto alla versione ‘Modena’, presentata per la celebrazione del compositore). L’opera, già programmata nella stagione 2021, era stata rappresentata in forma di concerto e per la sola visione in streaming a causa della pandemia (foto Rolando paolo Guerzoni). Lo spettacolo presenta un cast di assoluto prestigio internazionale con alcuni dei cantanti protagonisti del teatro lirico italiano quali Michele Pertusi, Piero Pretti, Anna Pirozzi e Teresa Romano. Dirige il maestro Jordi Bernàcer, mentre la regia dell’allestimento è firmata da Joseph Franconi-Lee. A precedere la visione e l’ascolto dell’opera, giovedì 2 novembre alle 18, nel ridotto del teatro (ingresso da via Goldoni 1), sarà il noto musicologo Giovanni Bietti ad animare l’incontro con gli Amici dei Teatri Modenesi.

Il “Don Carlo” è la quarta e ultima opera di Verdi su soggetto schilleriano. La fonte del libretto, scritto a quattro mani da François-Joseph Méry e Camille Du Locle, era “Don Carlos, Infant von Spanien”, una tragedia in cinque atti di Friedrich Schiller ispirata a fatti storici accaduti in Spagna a metà Cinquecento. Lo scontro tra un sistema politico oppressivo e l’aspirazione alla libertà individuale, nonché il contrasto padre-figlio, che corre sul doppio binario della sfera politica e di quella privata, affascinarono Verdi che iniziò la composizione dell’opera dopo la commissione ricevuta dall’Opéra, dove “Don Carlos” debuttò l’11 marzo 1867. Articolato inizialmente in cinque atti, con balli e scene di massa grandiose, in linea con le esigenze spettacolari del tempio della lirica francese, “Don Carlos” non ottenne il successo sperato e l’autore, insoddisfatto, decise di rimettervi mano qualche anno dopo per una ripresa al Teatro alla Scala il 10 gennaio 1884. In tale occasione Verdi ridusse gli atti da cinque a quattro – eliminando tutto il primo atto ad eccezione dell’aria del protagonista “Io la vidi e il suo sorriso” – e tagliò i ballabili. La critica italiana, tuttavia, tacciò l’opera di ‘wagnerismo’ per l’importanza assunta dall’orchestra e per la scrittura flessibile e fluida adottata da Verdi in cui è sempre meno netta la scansione tra numeri chiusi.

Nel corpus operistico di Verdi, il “Don Carlo” segue di cinque anni “La forza del destino” (1862) e precede di quattro “Aida” (1871): il maggiore tempo che Verdi si concede si rispecchia in un maggiore grado di elaborazione dei prodotti finali, sia nei fattori strettamente testuali (il libretto) che più propriamente musicali (in particolare, il maggior respiro concesso all’orchestrazione). La sua stesura fu piuttosto lunga e impegnò Verdi per oltre un anno. Info e biglietteria: 059.2033010

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