Storie di Sport: Roberto Colacone tra Modena, Ascoli e il gol al Dallara

(foto Campanini-Baracchi)

Sabato, con inizio alle 14 (diretta radio su Radio Gamma), il Modena gioca al De Duca di Ascoli una importante sfida in chiave salvezza. E sulla panchina dei gialloblu ci sarà il debutto di Pierpaolo Bisoli. Ma chi c’è di meglio di Roberto Colacone per raccontare l’attesissima sfida tra canarini e i bianconeri marchigiani? L’attuale responsabile del Settore Giovanile del Cesena, ha ripercorso la sua carriera come giocatore canarino, partendo proprio da quella decisiva partita del 2005.

Colacone, se le dico Ascoli-Modena, che cosa le viene in mente?
E’ stata una partita cruciale per la mia carriera. Era una finale per entrambe le squadre, e alla fine quella vittoria ed il mio gol portarono l’Ascoli in Serie A, perché andammo noi ai play-off e fummo ripescati, insieme al Treviso, a causa dei problemi di Torino e Genoa. Allo stesso tempo, quella partita mi permise di mettermi in luce, perché il Modena decise di puntare su di me e Bucchi. Iniziò da lì il corteggiamento di Tosi e Pioli nei nostri confronti. Durò poco, perché ci convinsero in un paio di settimane”.

Qual è il suo primo ricordo di quando arrivò a Modena?
Avevo tanto entusiasmo, perché vedevo che ero arrivato in una società che voleva programmare ed organizzarsi per tornare in Serie A. Poi, arrivare in coppia con un altro attaccante, con cui avevo fatto grandi cose, mi diede ancora più autostima. In quell’estate se ne parlò tanto del nostro passaggio dall’Ascoli al Modena. Trovai un bellissimo ambiente, una squadra molto forte, ma fu un campionato particolare. Ebbi un po’ di sfortuna, perché mi stirai un paio di volte, cosa che non mi era mai capitata in carriera, e a 30 anni non fu facile. Feci fatica ad accettarli, persi un paio di mesi di lavoro, e questo mi limitò un po’ nel corso della stagione. Conservo comunque bellissimi ricordi.

Com’era il suo rapporto con mister Pioli?
Una persona fantastica e molto educata, con cui mi sono trovato bene fin da subito. Mi dispiace perché anche per lui fu una stagione particolare, dato che fu esonerato e poi richiamato. Il suo ritorno fu lo slancio che ci permise di arrivare ai play-off. Sono bei ricordi, di un gruppo altrettanto bello. Almeno una volta all’anno, in estate, una decina di noi cerca di rivedersi, per passare del tempo insieme.

Ai play-off incontraste il Mantova e furono dure battaglie…
Sì esatto. Furono partite particolari, con Bucchi che sbagliò un rigore al termine di una stagione fantastica. Dall’altra parte c’era la coppia di difensori centrali formata da Cioffi e Notari. Furono belle battaglie tra due grandi squadre. C’era anche un bel campanilismo tra le due tifoserie, con entrambi gli stadi pieni e molto carichi.

Lei è entrato nella storia del Modena con quel gol segnato a Bologna (foto sotto), nell’unica vittoria dei canarini al Dall’Ara…
Fu una settimana particolare, perché in un primo momento sembrava che non si dovesse giocare. Infatti, il mister aveva lasciato il giovedì di riposo. Alla fine ci arrivò la chiamata che si sarebbe giocato e abbiamo fatto la rifinitura il venerdì. Vennero anche pochi tifosi da Modena, a causa di questa incertezza. C’erano comunque 15mila persone almeno, e fu una bella esperienza per noi. Il Bologna aveva fatto qualcosa di più, ma Frezzolini parò bene ed io e Bucchi riuscimmo a segnare. Fu un orgoglio per noi, anche perché eravamo appena arrivati ed è stato bello regalare una gioia del genere ai tifosi.

(foto Campanini-Baracchi)

 

Dopo l’esperienza a Modena passò all’Albinoleffe… 
Sì, dopo due anni e mezzo con i canarini ero in scadenza di contratto e a gennaio passai all’Albinoleffe, perdendo la finale play-off con il Lecce. Un peccato, perché sarebbe stata la prima volta in Serie A per la società bergamasca. C’erano grandissimi giocatori, come Marchetti, Peluso, Cellini e Ruopolo in attacco. Qualche ragazzo andò a giocare poi in A.

Passiamo al presente, che cosa l’ha spinta a diventare un responsabile di Settore Giovanile?
E’ nato un po’ tutto per caso. Ero più indirizzato verso il mondo delle prime squadre, e iniziai questo percorso a Monza con l’allora direttore sportivo Filippo Antonelli. Quando c’è di mezzo un fallimento, però, perdi tutti i giocatori anche del Settore Giovanile. E dal secondo anno mi chiese di dare una mano a ricostruirlo. Appena entri in questo mondo, ti accorgi di quanto sia vasto, oltre che di tutti quegli aspetti che da calciatore non avevo notato. Pian piano ho ricostruito il Settore Giovanile del Monza e mi sono appassionato molto, tant’è che ho deciso di continuare la mia carriera lavorando con i giovani. Dopo otto anni è finita l’esperienza a Monza e ho deciso di cominciare la mia nuova avventura a Cesena. E direi che mi sto trovando molto bene.

Che partita si aspetta sabato?
Una sfida tosta. I bianconeri rischiano molto, perché un’eventuale retrocessione può portare anche problemi economici non indifferenti. Seppur con obiettivi diversi, può ricordare, a livello di carica emotiva, la partita del 2005, anche se in quella occasione si lottava per la promozione.

di Mattia Amaduzzi

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