Sport, essere campioni a 50 anni: l’intervista ad Alessandro Guazzaloca, della squadra Master della Fratellanza

Foto la Fratellanza

Un paio di settimane fa a Tivoli, la squadra Master maschile de La Fratellanza è riuscita a conquistare il tanto agognato Scudetto. Tra i suoi componenti troviamo anche Alessandro Guazzaloca, che si è distinto nel salto in lungo, in quello triplo e nella staffetta 4×100. Classe ’66, ex preparatore atletico di pallavolo (Modena Volley, Treviso, Dinamo Mosca e Perugia tra le altre) attualmente ricopre la carica di direttore sportivo della società di atletica gialloblù. “Il grande risultato – ha affermato Guazzaloca – è frutto di tanti anni di lavoro in cui un gruppo di vecchi atleti della Fratellanza ha cominciato a dedicarsi a questa attività. Piano piano abbiamo formato una bella squadra, che si è autoalimentata con l’energia e l’entusiasmo, fino ad arrivare a questo risultato, che è il coronamento di quasi un decennio”.

Alessandro, mi racconti come si è svolta la tua gara?
Ho sempre fatto queste discipline, da quando ero un atleta assoluto e da qualche anno sono ai vertici nazionali sia nel salto in lungo che in quello triplo. Col passaggio di categoria, i miei risultati valgono di più a livello di punteggio; inoltre a causa della pandemia, ho deciso di prendermi un anno sabbatico dal volley e dallo sport allenato. In questo modo sono riuscito ad allenarmi meglio per l’atletica e i risultati sono arrivati”.

Sarà banale, ma come riesci ad allenarti e fare sport agonistico alla tua età?
Devo ringraziare innanzitutto mamma e papà che mi hanno dato una buona genetica: il mio fisico risponde bene nonostante il passare degli anni. Poi il preparatore fisico ce l’ho, dato che lo faccio di mestiere però mi piace sperimentare alcune cose su me stesso, che poi ripropongo alle squadre in cui lavoro. Infine la continuità dell’esercizio: è dall’età di quattordici anni che faccio sport. Perciò mi sono sempre tenuto in movimento e non è difficile poi dopo mantenere un buon livello di prestazioni”.

Hai cambiato anche la meccanica del gesto atletico del salto?
E’ chiaro che salto molto meno, perché le prime cose che si perdono col passare degli anni sono la velocità e l’esplosività. Quindi bisogna cercare di compensare con la forza e una tecnica di salto molto alta”.

Passiamo per un momento al volley, che ricordi hai dei tuoi anni al Modena?
Modena è la città in cui sono nato e vivo tutt’ora. Per quanto sia stato in tante piazze prestigiose, Modena è sempre un posto particolare nei miei ricordi sportivi. Anche perché il mio primo vero grande successo è stato lo Scudetto del 2002: vincere un titolo del genere a Modena e in casa propria è un qualcosa di particolare e che tutt’ora ricordo come uno dei momenti più emozionanti della mia carriera. Diciamo che mi sarebbe piaciuto chiuderla proprio qui, ma non c’è stata l’occasione per farlo e quindi andiamo avanti”.

Ti saresti mai immaginato che un giorno Giani sarebbe diventato un allenatore?
Ho avuto Giani come giocatore per tanti anni: con lui abbiamo fatto quattro anni a Modena e due in Nazionale. Ha sempre conosciuto molto bene la pallavolo e l’ha praticata con positività, entusiasmo e una grande carica. Penso che per tutti i giocatori di quella generazione il passaggio dal campo alla panchina sia stato quasi scontato. Il ‘Giangio’ in più ha saputo portare l’energia positiva che metteva in campo, riuscendo ad allenare con molto coinvolgimento”.

Modena Volley quest’anno ha allestito un super team, che campionato di aspetti?
La pallavolo sta vivendo un momento particolare: anni fa si parlava delle ‘sette sorelle’ ovvero sette squadre che potevano ambire allo Scudetto. Adesso, invece, penso che non si possa uscire da Perugia, Civitanova e Modena. E’ chiaro che bisogna vedere come andrà avanti la stagione, ma tutte e tre partono alla pari. Modena ha tantissima esperienza: ho avuto la fortuna di poter allenare, e lui sa creare una squadra, mettendo a posto tutti i tasselli di un gruppo impostato per vincere. E’ chiaro che anche le altre hanno grandi giocatori, ed io ho avuto la fortuna di allenarne molti: infatti, oltre a Bruno, ho lavorato con Giannelli, De Cecco, Zaytsev e Anderson”.

Quali sono i progetti futuri della squadra Master?
Per il momento ci fermiamo e ne riparliamo l’anno prossimo. Piuttosto è interessante quello che sta succedendo alla Fratellanza come società sportiva. Nel senso che, oltre all’atletica di alto livello che continua ad essere praticata, si sta strutturando per aprirsi ulteriormente al territorio anche per quello che riguarda i servizi, lo sport amatoriale e il benessere fisico della cittadinanza”.

Cioè?
Ci sono vari progetti aperti, tra cui una scuola che insegna a correre agli amatori: abbiamo intenzione di aprire il campo ai classici ‘podisti della domenica’ offrendo un servizio di allenatori che possono seguirli nel loro percorso. Per quel che riguarda i servizi per il territorio stiamo aprendo una rete di collegamenti con le istituzioni, la medicina dello sport e l’università in modo tale da attivare dei percorsi di attività motoria sia per le persone sane sia per quelle con patologie, come i cardiopatici o diabetici”.

Per questo sei stato nominato direttore sportivo de La Fratellanza?
Nell’ottica di sviluppare un progetto articolato come quello che ti ho raccontato, serve una struttura più organizzata a livello gestionale. Il direttore sportivo è una figura che nello sport individuale non c’è ancora o c’è poco, quindi tornando a Modena provo a portare nella società da cui sono partito, quelle che sono le mie esperienze di più di vent’anni di lavoro ad alti livelli”.

 

di Mattia Amaduzzi

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