Storie di Sport: Daniele Mazzone, il divulgatore del volley

Nonostante la stagione travagliata, Daniele Mazzone è stato una delle note liete di Modena Volley. Il centrale, classe ’92, è cresciuto notevolmente, diventando un punto fermo della squadra di Giani. E adesso, si è anche assurto a ruolo di divulgatore di volley, grazie al suo programma su Twitch.

Daniele, potresti tracciare un bilancio della stagione?
Non siamo andati né sopra né sotto le aspettative. Ai play-off sia in campionato che in Champions abbiamo avuto le nostre opportunità, ma siamo usciti contro squadre favorite. Potevamo fare sicuramente di più in regular season, e piazzarci meglio in classifica magari non perdendo qualche scontro diretto.

E’ praticamente ufficiale l’addio di Micah Christenson, ne hai parlato con lui in questi giorni?
Domande dirette a lui non gliene ho mai fatte, perché non mi piace quando le fanno a me sul mercato. Dato che è da molto tempo però che circolavano queste voci, era palese che se ne sarebbe andato da Modena. Non ne abbiamo parlato, ma mi rendo conto che è stato un ottimo compagno di squadra e capitano. Quest’anno avevamo trovato anche un’ottima intesa in campo, e mi dispiace che non possa continuare. Da quello che si legge però dovrebbe arrivare un altro altrettanto forte, quindi se caschiamo, caschiamo in piedi.

Parliamo un po’ di te, come ti sei appassionato alla pallavolo?
Mia mamma, da giovane, giocava a volley e quando ero piccolo e si doveva scegliere tra calcio e pallavolo, fui spinto/costretto proprio da lei a scegliere quest’ultima. Anche se io volevo giocare a calcio con i miei compagni delle elementari, fui mandato a fare mini-volley. Poi ci fu un excursus di qualche anno nel nuoto, giusto per prendere il brevetto, e infine alle medie decisi di passare definitivamente al volley.

Sei sempre stato un centrale?
Sempre, fin dall’under 14. Solo in under-16, quando non giocavo tanto, provai a fare l’opposto. Dovessi farlo adesso avrei più capacità fisiche-coordinative e anche più potenza, ma a quel tempo ero magrissimo e veramente imbarazzante fisicamente, perciò dopo qualche mese tornai al centro.

In una tua recente intervista hai affermato che “peggio del centrale c’è solo il libero”, che cosa volevi dire?
Che almeno il centrale ha l’opportunità di fare qualche punto, mentre il libero viene preso a pallate per tutta la partita e spesso non gli viene riconosciuto quanto di buono riesce a fare. Viene esaltato solo quando fa tre difese consecutive in un’azione. O sei Jenia (Grebennikov ndr) o altrimenti è difficile essere ricordati. In più forse il libero è anche meno pagato rispetto al centrale, anche se ce la giochiamo alla pari in questo ambito.

Di recente hai cominciato un programma su Twitch, com’è nata l’idea di “Mazzo Talks”?
Sono un frequentatore di canali su Twitch e Youtube e ho visto che, oltre ai soliti gameplay che vanno per la maggiore, incominciavano ad arrivare canali che trattavano vari argomenti, ma nessuno di questi parlava di pallavolo. Perciò ho deciso di portare con me la persona con cui mi trovo meglio, che è mio fratello, e creare questo canale che tratta di volley, passando dal commento di partite passate a quelle live e ad analizzare i giocatori. Di recente, essendo Twitch molto interattivo, stiamo partendo con dei quiz.

Coinvolgerai anche qualche tuo compagno di squadra?
Siamo partiti ad inizio marzo e al momento abbiamo portato pochi ospiti, tra cui Tommaso Rinaldi. A poco a poco ne arriveranno altri, magari in estate quando saremo in ritiro con la Nazionale. Ho già chiesto ad Ashling e lei è entusiasta, perciò un giorno magari faremo una live con la coppia Zaytsev-Sirocchi. Il fatto di essere dentro al volley ad alto livello mi permette di avere agganci più o meno ovunque, e di poter arrivare a qualsiasi giocatore.

Nel lanciare questo programma hai definito la pallavolo “uno sport di nicchia”, ma quando gioca la Nazionale l’attenzione aumenta…
Hai detto bene. L’anno prima e l’anno dopo l’Olimpiade c’è eco mediatico. Mentre è durante gli altri anni che la pallavolo va nel dimenticatoio. Quindi al momento rimane uno sport di nicchia, come il basket, anche se abbiamo numeri superiori. In Italia quando vai al bar non si parla di volley, ma di cosa ha fatto la Juve. Anche da noi, quando ci troviamo in sala pesi, il preparatore fisico e lo scoutman parlano di fantacalcio. E’ la nostra cultura. Noi, nel nostro piccolo, vogliamo creare qualcosa di diverso, sia di approfondimento che anche goliardico.

Ormai abiti a Modena da tanti anni, ti possiamo considerare un modenese d’adozione?
Mi trovo bene, sono in una società seria e in una bella città, anche se c’è un po’ troppa nebbia, ma ormai ci sono abituato. L’unico problema è che non ha il mare. Mi trovo bene con la dirigenza e con chi allena. Dal punto di vista medico siamo trattati benissimo e il pubblico è unico in tutto il mondo, perché ti fa vivere ogni partita come se fosse un big match. Sono felice di rimanere qui, ho ancora due anni di contratto e poi si vedrà.

Il fatto di non aver potuto seguire le partite dal vivo, potrebbe aver creato un po’ di disinteresse nei tifosi?
Fossimo in un’altra città ci potrebbe stare, ma a Modena non credo proprio. Vedo che c’è gente che chiede già quando può sottoscrivere il nuovo abbonamento, dopo aver fatto quello di quest’anno senza riuscire a vedere un match. Se in Italia esiste solo il calcio, qui a Modena esiste solo pallavolo. La gente non vede l’ora di poter uscire di casa e di andare di nuovo al Palazzetto.

di Mattia Amaduzzi

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