Storie di Sport: Petrella, un modenese sulla panchina di Modena Volley

(Foto Modena Volley)

Dopo il controverso addio di Andrea Giani, Modena Volley ha fatto una scelta coraggiosa, come non si vedeva da tempo dalle parti del Palapanini, decidendo di affidare la panchina all’esordiente Francesco Petrella. Modenese doc, Petrella è cresciuto di fianco ad Angelo Lorenzetti in questi anni a Trento.

Coach, ha iniziato ad allenare molto presto, ma ha avuto un passato anche come giocatore?
Sì. Come capita spesso, il miglior modo per innamorarsi di uno sport è giocarlo. Perciò è quello che ho fatto anch’io. Ho giocato a pallavolo fino a 22/23 anni, facendo l’alzatore a livelli non altissimi, in Prima Divisione. Nel frattempo avevo iniziato anche ad allenare e, vedendo che mi piaceva molto e mi stava prendendo sempre di più, ho smesso di giocare e ho cominciato la mia carriera di allenatore full time.

E poi è arrivato ad allenare nelle giovanili di Modena Volley…
Avevo già iniziato nel 2012 a lavorare per la società canarina. Ho cominciato con l’under 12 e 14, e quando potevo cercavo di seguire il percorso e gli allenamenti della prima squadra. Nel frattempo arrivò Angelo Lorenzetti a Modena e con lui si intensificarono i rapporti con la squadra di Serie A, fino a quando non chiesi direttamente a lui di essere più partecipe. Così divenni prima assistente allenatore, con Piazza in panchina, e poi seguii Angelo a Trento per fare il suo vice.

È stato tanti anni a Trento, che piazza è? Simile o diversa da Modena?
Sono due realtà ambiziose, che lottano sempre per le alte posizioni in Superlega. L’ambiente che c’è a Modena è difficile trovarlo da altre parti. Le dinamiche che si trovano in ambienti che cercano di fare sempre risultato sono abbastanza simili. Trento forse è una città un po’ più piccola e questo forse comporta un seguito di pubblico diverso. Entrambe però sono piazze calde, nelle quali è un piacere lavorare.

Lorenzetti si può definire il suo maestro. Che cosa ha imparato da lui in questi anni?
Credo che Angelo sia un allenatore unico, perché riesce a combinare una conoscenza tecnica di primissimo livello, tra le migliori al mondo, con una passione sconfinata per la pallavolo. Questo è quello che ho imparato da lui. Un altro aspetto che apprezzo tanto di lui è il valore della quotidianità con le sue squadre. Uno dei suoi grandi meriti, oltre ad essere una persona che ne sa tanto di pallavolo, è quello di saper costruire relazioni molto forti con i suoi giocatori, che lo portano a vivere un’esperienza, oltre che una stagione.

Che effetto farà affrontarlo da avversario?
Sarà molto bello e sarà un modo per vivere insieme in una partita tanti ricordi. Le parole che ha usato lui, un po’ di tempo fa, sono state ‘si gioca con, non contro’. Perciò sarà una partita che giocheremo insieme, per la prima volta non sulla stessa panchina, ma sarà bello condividere un’esperienza nuova.

Parliamo di attualità, come sta procedendo la preparazione?
Sta andando bene. Come spesso capita all’inizio c’è grande entusiasmo, voglia di fare e di costruire la nostra squadra. La prima settimana è stata impostata molto sull’aspetto fisico, grazie al grande lavoro del preparatore atletico Oscar Berti. La scorsa, invece, abbiamo cominciato con le prime sedute con la palla, cercando di aumentare i carichi del lavoro tecnico. Stiamo mettendo dentro i primi concetti di gioco, che saranno utili per aspettare e accogliere i ragazzi che arriveranno dalle nazionali, e prepararci al meglio per essere pronti all’inizio del campionato. C’è ancora molto tempo, perché mancano quasi due mesi dall’inizio del campionato, ma le cose da fare nella pallavolo sono tante. Perciò il nostro obiettivo dev’essere quello di non sprecare il tempo a disposizione.

È ancora presto, ma che sensazioni ha di questa squadra?
Sì, è vero, è presto. In queste prime settimane dobbiamo imparare a conoscerci, sia con quelli con cui ho già lavorato, sia con quelli che non conosco e che ho incontrato da avversario. Fare delle valutazioni dopo poche settimane di lavoro è presuntuoso e sbagliato. Credo che sia importante darci il tempo di conoscerci nella quotidianità e di imparare a lavorare insieme.

Lavorare con giocatori più “vecchi” di lei non rappresenterà certo un problema…
Dal mio punto di vista è una fortuna. Mi ritengo un allenatore molto fortunato a poter lavorare con questi giocatori i quali, oltre a essere più grandi di me, hanno tanta esperienza nel campionato italiano e non solo. Hanno vinto tanto e sono campioni, nel vero senso della parola. Per me è un’esperienza molto importante e un privilegio poter lavorare con giocatori di questa levatura.

di Mattia Amaduzzi

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