Storie di Sport: Mattia Minesso, lo specialista in promozioni

Nel Modena a corrente alternata di questa prima fase di stagione, uno dei giocatori più positivi è stato sicuramente Mattia Minesso, l’attaccante che sabato al Braglia contro la Viterbese dovrebbe tornare a disposizione di mister Tesser, dopo un infortunio fortunatamente meno grave del previsto. Minesso è un vero e proprio esperto delle promozioni dalla C alla B, avendone conquistate già tre. “Ho vinto la C la prima volta con il Cittadella – racconta l’attaccante canarino – poi, dopo una parentesi di due anni a Bassano, dove abbiamo raggiunto i play off senza però riuscire a vincerli, sono andato a Padova e, dopo sei mesi, al Pisa dove mi ha voluto il mister che avevo avuto a Bassano. Lì conquistammo la B vincendo i play off. Fu davvero una grande emozione, soprattutto la finale a Trieste dove c’erano 20 mila persone. L’anno scorso infine sono andato a Perugia e anche lì abbiamo vinto il campionato. L’obiettivo è di riprovarci anche quest’anno”.

A Modena sei venuto per questo…
Si certo, la volontà era di provare a vincere ancora, di avere gli stimoli giusti e tornare in una società ambiziosa con un progetto serio. Qui quella società c’è, poi è normale che in campo ci andiamo noi giocatori. Dobbiamo essere bravi a fare qualcosa in più, che è quello che la società si aspetta, per il mercato che ha fatto e gli obiettivi che ha.

Torniamo agli inizi della tua carriera. Dove hai tirato i primi calci al pallone?
Ho iniziato nel Cittadella, io sono di Piazzola sul Brenta, un paese a metà strada tra Cittadella e Padova, e sono rimasto lì dai 6-7 anni fino ai 12 circa, poi sono passato al Vicenza, dove ho fatto tutta la trafila delle giovanili fino all’esordio in serie B. Avevo 19 anni e giocai contro il Frosinone in una delle partite di fine campionato che vincemmo direi 2-0. Fu una bella emozione perché il Vicenza è una società piena di storia, con una bella tifoseria e uno stadio dove hanno giocato grandi calciatori.

Stando ai tuoi ricordi qual è la tifoseria il Vicenza più amato dalla tifoseria biancorossa, quello di Paolo Rossi o quello che vinse la Coppa Italia con Guidolin?
Direi quello che vinse la Coppa Italia, anche se tutti i vicentini continuavano ad essere molto affezionati a Paolo Rossi, che purtroppo ci ha lasciati poco tempo fa.

Il tuo primo gol in B però l’hai segnato a Cittadella…
Si, a Vicenza la stagione dopo l’esordio, mi ruppi il crociato del ginocchio e, appena rientrato dopo sei mesi, mi ruppi anche l’altro. Quindi ho perso un anno intero e anche di più e l’anno successivo il Vicenza mi mandò in prestito all’Andria, in serie C. Ci sono rimasto due stagioni ed è stata un’esperienza molto importante con due salvezze conquistate nonostante qualche problema societario. Dopo Andria sono rientrato a Vicenza e da lì, a gennaio, sono passato al Cittadella dove ho trovato la mia dimensione. Il primo gol lo segnai contro la Ternana. Fù una partita importante e una bella soddisfazione perché tornammo a vincere 1-0 dopo un filotto negativo di diverse giornate e alla fine ci salvammo, mentre il Vicenza retrocesse.

Hai sempre giocato attaccante?
Io sono nato come esterno d’attacco che si adattava a fare anche il trequartista o la seconda punta, quindi in carriera ho più o meno ricoperto sempre quei ruoli. In caso di bisogno ho fatto anche la mezzala, ma in pochissime occasioni e, ripeto, soprattutto per necessità.

Di che squadra sei tifoso?
Sono tifoso del Milan, in famiglia siamo tutti milanisti. Da ragazzino però ero innamorato di Ronaldinho, quello del Barcellona. Quando giocava si vedeva che si stava divertendo e dava sempre spettacolo.

Al Braglia ci eri già venuto da avversario?
Si, sicuramente una volta in B con il Cittadella. Mi pare che avessimo pareggiato. E poi ci ho giocato in qualche occasione contro il Sassuolo. L’anno scorso, invece, quando il Perugia è venuto qui ero infortunato.

E la città di Modena la conoscevi?
Come città no, conoscevo però il calore e la passione dell’ambiente e il seguito che ha la squadra. Questo è uno dei motivi che spingono un giocatore a scegliere una squadra piuttosto che un’altra. Ora ho imparato a conoscere il centro, è carino, non grandissimo, e lo si vive bene. Modena è una città a misura d’uomo.

Nel tempo libero cosa ti piace fare?
Niente di speciale. Quando sono a casa passo del tempo con la mia ragazza, magari facendo una passeggiata in centro. D’estate mi piace fare qualche partita a tennis, uno sport che seguo regolarmente. Sono un fan di Federer. Probabilmente Nadal e Djokovic alla fine vinceranno più Slam, ma la sua eleganza non ce l’ha nessuno.

Se non fossi diventato calciatore cosa avresti voluto fare?
Credo che avrei fatto studi relativi al mondo della finanza e dell’economia. E’ una materia che mi ha sempre affascinato. Quando sono andato a New York ho fatto anche un giro a Wall Street, proprio per la storia che c’è dietro.

di Giovanni Botti

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