A Milano, quando era nelle giovanili dell’Inter, lo chiamavano “lo squalo” e qualcuno lo aveva paragonato a Christian Vieri, per la potenza e l’esplosività sotto porta. Stiamo parlando di Nicholas Bonfanti, centravanti del Modena classe 2002 che, al netto dei problemi muscolari legati a una muscolatura grossa e all’adattamento al calcio degli adulti, ha dimostrato di poter fare molto bene anche in B, dove ha già al suo attivo tre reti. “Mi dispiace che i miei gol, quest’anno, non abbiano portato punti – dice il bomber gialloblu – ma è ancora lunga e ci sarà tempo. Lo scorso anno, tra campionato, Coppa e Supercoppa ho segnato 10 reti in 16 partite, un bel bottino. Purtroppo, a livello muscolare, ho un po’ accusato l’adattamento al gioco di una prima squadra. Avendo una struttura fisica così massiccia devo stare attento e imparare ad ascoltarmi”.
Nicholas, come è nata la tua passione per il calcio?
Mio padre ha giocato a lungo e io ho voluto seguire le sue orme. Quando ero piccolo giocavamo sempre in casa e in giardino e all’età di cinque anni, sono entrato nella squadra del mio paese, Cenate sotto in provincia di Bergamo.
Online si trova la notizia che anche tuo nonno paterno ha giocato…
In realtà quella è una fake news, lui non ha mai giocato invece mio padre si. Ha esordito in serie A con la maglia dell’Atalanta, poi ha collezionato tra le 350 e 400 presenze nella allora serie C1. Ha girato tante squadre, sette anni al nord e sette al sud: tra le altre piazze Reggiana, Fermana, Castel di Sangro, Chieti, Novara, dove ha conosciuto Luca Matteassi ex ds del Modena. Sono molto amici e io posso dire di essere cresciuto nella sua casa con i suoi figli.
Tuo padre lo seguivi quando giocava?
Si sempre. Di quando ero piccolo e lui giocava a Chieti o Castel di Sangro ricordo poco, invece ricordo molto bene quando era alla Sambenedettese, lo seguivo insieme a mia mamma e mio fratello.
Anche tuo fratello gioca?
Ne ho due, il più piccolo ha iniziato da poco, mentre l’altro è un 2004 e gioca ormai da un po’ di tempo, nel settore giovanile di una squadra dilettantistica.
Il tuo primo vero settore giovanile è stato quello della Virtus Bergamo. Come ci sei arrivato?
Mi hanno visto quando giocavo nella squadra del mio paese, mi hanno fatto far dei provini e mi hanno preso. Sono rimasto lì nove anni, l’ultimo dei quali ho fatto dei provini un po’ dappertutto, Spal, Genoa, Sampdoria, Inter, Albinoleffe. Alla fine mi ha preso proprio l’Inter.
A che è età sei entrato nel settore giovanile nerazzurro?
Ci sono entrato a 16 anni. Ho fatto under 16 e under 17, poi ho saltato l’under 18 e ho giocato due anni in Primavera con i più grandi.
All’Inter quale è stato l’allenatore che ti ha fatto crescere di più?
Andrea Zanchetta che ho avuto in Under 17. Mi ha saputo far crescere anche a livello mentale e ha cambiato un bel po’ il mio modo di giocare. Nella Virtus Bergamo giocavo spesso da esterno, Zanchetta invece usava il 4-3-1-2 e io facevo la punta centrale assieme ad Esposito. E lì che imparato a giocare in profondità e a sfruttare la mia potenza. In Primavera invece ho avuto Armando Madonna, anche lui un bravissimo allenatore.
Da ragazzino per quale squadra tifavi e chi era il tuo idolo?
Sono da sempre un tifoso sfegatato dell’Inter e poter fare le giovanili lì è stato un sogno. Lo sarebbe stato ancora di più se avessi esordito. Il mio idolo, ai tempi dell’Inter del ‘triplete’, era Diego Milito. Oggi invece stravedo per Lukaku. L’ho anche conosciuto, è un ragazzo d’oro, un grande.
Non hai esordito ma hai avuto una convocazione in Champions…
E’ vero, sono stato convocato per la partita in Ucraina contro lo Shaktar Donetsk. Sono andato in panchina ed è stata un’esperienza bellissima. Sentire la musica della Champions dal vivo e non i TV è davvero un’altra cosa. Stavo per essere convocato anche in campionato per il derby d’Italia, ma poi Sanchez si riprese e fu convocato lui.
Come ti sei trovato con Antonio Conte?
Ai tempi del Covid, con tanti giocatori fuori, sono stato aggregato per circa 4 mesi e mezzo alla prima squadra. Conte poteva anche passare per il tecnico rompiscatole ma io stravedevo per lui. Andavamo tutti ai duemila all’ora e lui aveva la capacità di valorizzati a seconda delle tue caratteristiche. Allenarmi con lui è stato davvero bello.
E a Modena come ci sei arrivato?
Avevo un altro anno di contratto con l’Inter, ma con il mio agente, avevo già pensato di andare via perché ritengo che la Primavera sia comunque un passaggio. Il calcio dei grandi è totalmente diverso che sia A, B o Lega Pro. Sapevo che il Modena si era interessato a me e che aveva una società nuova, forte e ambiziosa. Avevo anche altre proposte, ma non belle come il Modena e quindi sono venuto qui.
Ti trovi meglio a giocare come unica punta o con un altro attaccante di fianco?
Ho giocato in entrambi i modi e mi adatto, ma se devo scegliere preferisco giocare con uno dietro di me, con cui poter fraseggiare.
Hai anche debuttato nella Nazionale giovanile. Come è andata?
Ho fatto gli Europei under 17, la fase elite delle qualificazioni in cui ho segnato due gol, e quella finale in cui ne ho fatto uno e siamo arrivati a giocarci il titolo, perdendolo, con l’Olanda. Il mio esordio fu in Turchia contro la Romania. Un’esperienza bellissima.
A Modena come ti stai trovando?
Molto bene, è una città abbastanza simile a Bergamo. E la gente ci vuole bene, lo si vede allo stadio e dal fatto che ci segue sempre anche in trasferta.
Il tempo libero come lo occupi?
Ascolto molto la musica, il Reggeton in particolare, guardo le serie Tv e mi piace anche andare a fare delle passeggiate in centro magari con qualche mio compagno. Al pomeriggio, a volte, quando è possibile, dormo un po’. Sono anche molto attivo sui social, in particolare su Instagram.
Hai praticato o pratichi altri sport?
Da piccolino praticavo nuoto, però poi ho smesso perché ho dovuto fare una scelta. Adesso seguo un po’ il tennis, ma principalmente guardo tanto calcio.
Quindi i Mondiali li seguirai…
Certo, guarderà tutte le partite. Un pronostico? Mi gioco il Brasile, quest’anno lo vedo favorito. Oppure l’Argentina di Messi. Sarà il suo ultimo Mondiale, non l’ha mai vinto e farà il massimo per riuscirci.
Il tuo obiettivo per quest’anno e un sogno per il futuro?
Quest’anno, a livello personale, vorrei arrivare in doppia cifra. Il mio sogno, invece, fin da piccolo è esordire in serie A, come credo ogni ragazzo della mia età che gioca a calcio.
di Giovanni Botti