Storie di Sport: Paulo Azzi, i gol, la fede e Modena

La sorpresa più bella di questa prima parte di stagione del Modena calcio è sicuramente Paulo Azzi. Arrivato in estate dal Lecco come una sorta di ‘oggetto misterioso’ il brasiliano è salito alla ribalta quando il tecnico Tesser lo ha reinventato terzino ed è diventato un vero e proprio idolo della tifoseria dimostrando di poter giocare bene in più ruoli, compreso quello di punta centrale per il quale non sembrava, inizialmente, essere tagliato. “Quando il mister mi ha chiesto di fare il terzino ho pensato ‘mamma mia, ora mi dovrò impegnare ancora di più nella fase difensiva’”, racconta Azzi sorridendo. “Avevo giocato come quinto o quarto di centrocampo, ma mai come terzino, avendo caratteristiche molto offensive. Però mi sono messo a disposizione e sto cercando di migliorare anche in fase di copertura”.

Paulo qual è la tua città di origine?
Sono nato in una città che si chiama Braganza Paulista, è a un oretta dall’aeroporto di San Paolo. Lì c’è una squadra, il Red Bull Bragantino, che gioca nella serie A brasiliana.

Come è nata la tua passione per il calcio?
Quando ero ragazzino da noi si giocava ancora per strada, una cosa che oggi si vede un po’ meno. Il punto di partenza è stato il Mondiale del 2002, vinto dal Brasile di Ronaldo, quella è stata la scintilla che mi ha fatto crescere sempre di più il desiderio di giocare. Ricordo molto bene il giorno in cui andai da mio papà e gli chiesi di portarmi in una scuola calcio della nostra città che conoscevo e che c’è ancora.

La tua prima squadra è stato il Bragantino?
No a dieci anni ho iniziato a giocare nel Legionarios, una squadra della mia città fatta apposta per i ragazzini.

Hai iniziato subito come attaccante?
Si, diciamo che le caratteristiche che si vedono oggi erano anche quelle che avevo da bambino. Pensa che, dopo il gol che ho segnato la scorsa settimana alla Pistoiese, mi ha chiamato mio papà e mi ha detto: ‘in quel gol mi hai fatto venire in mente quando giocavi da piccolo, quando prendevi la palla e cominciavi a correre’.

In Italia come sei arrivato?
Sono arrivato nel 2014 per fare un provino con il Cittadella. Li ho esordito in serie B e ho segnato il mio primo gol in un derby contro il Padova. Fu mister Foscarini, vista l’emergenza, a lanciarmi da titolare, pur non avendo fatto fino a quel momento nemmeno una panchina. Nella prima partita feci l’assist per la vittoria e nella seconda segnai. Per me fu una bella esperienza.

Poi hai cominciato a girovagare per l’Italia. Come mai?
Io appartenevo al Paulista, la squadra dalla quale è venuto anche Sodinha, una buona società in Brasile soprattutto per il settore giovanile. Loro mi cedettero ad un’altra squadra brasiliana che ha cominciato a mandarmi in prestito in Italia. Prima sono andato allo Spezia, sempre in B, dove però ho trovato poco spazio. Poi ho deciso di scendere di categoria per trovare un po’ di continuità e ho cominciato questo percorso che mi ha portato fino alla Pro Vercelli, dove sono rimasto due anni e ho giocato con più regolarità. Intanto mi sono sposato è ho potuto avere qui con me anche la famiglia che è un punto di forza molto importante. Già a Bisceglie, prima di Vercelli, feci un campionato in cui giocai quasi tutte le partite.

Perché sei andato via dalla Pro Vercelli?
Prima c’è stato il Covid che ha fermato tutto, poi è cambiata la società e mi sono trovato col cartellino libero. Allora ho sposato il progetto del Seregno, in serie D, un’esperienza importante sia a livello personale che come calciatore, che mi ha consentito di tornare subito in C a Lecco.

E a Modena come sei arrivato?
Il direttore Vaira si è sentito col mio agente e gli ha parlato di questo progetto importante. Una sfida che ho accettato volentieri anche se all’inizio c’è stato il problema di trovare il ruolo e poi l’infortunio al dito del piede che mi ha fermato per 40 giorni.

A Modena come ti trovi?
Benissimo, abito vicino allo stadio ed è una bellissima città. Sia io che mia moglie siamo contenti di essere qui.

Nel tempo libero cosa ti piace fare?
Mi piace molto leggere, è un’abitudine che ho preso negli anni. Leggo la Bibbia, storie di persone e libri legati allo sport. Ne ho letto qualcuno anche in italiano, mi aiuta a migliorare la lingua. Nei giorni liberi mi piace anche girare e conoscere il territorio, siamo in una zona molto bella, in cui si mangia bene. E poi la religione per me è molto importante. Come famiglia andiamo in chiesa, cerchiamo di essere il più vicino possibile a Dio.

Tra un po’ è Natale, in Brasile è una festa molto sentita…
E’ vero, in Brasile si festeggia un Natale caldo, qui invece col freddo e le luci ed è un periodo molto suggestivo. Visto che avremo qualche giorno libero, ma non potremo tornare in Brasile, lo festeggeremo per la terza volta con una coppia di amici brasiliani anche loro in Italia. Sarà un’occasione per stare insieme.

Ai tifosi gialloblù cosa vorresti dire?
Io non sono molto attivo sui Social, a volte mi scrivono ma non riesco a rispondere a tutti, quindi vorrei cogliere l’occasione per salutarli e ringraziarli dell’accoglienza che mi hanno riservato.

di Giovanni Botti

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