Storie di Sport: Vito Calabrese, allenatore-giocatore della Sea Sub di pallanuoto

Modena è una realtà molto ricca e variegata, per quanto riguarda l’ambito sportivo. Questa settimana abbiamo deciso di parlare della Sea Sub Modena, squadra di pallanuoto che milita in serie B, e lo facciamo con l’allenatore-giocatore Vito Calabrese. “Da piccolino ho provato tutti gli sport – ha ammesso lo stesso Calabrese – ero un bambino un po’ grasso e tozzo. Ma l’acqua è stata l’unica che mi ha veramente appassionato e una volta entrato in questo mondo non ne sono più uscito. Ho iniziato a Carpi e da lì ho girato un po’ tutta l’Emilia-Romagna, giocando a Reggio, Bologna e Modena, società nella quale sono da undici anni, a parte la parentesi bolognese della passata stagione”.

Calabrese, come sta procedendo la stagione della Sea Sub Modena?
Avevamo iniziato molto bene, facendo tre vittorie in altrettante giornate, e quindi il nostro percorso era tutto in discesa. Poi nella prima partita del girone di ritorno abbiamo perso con Piacenza, e questo ci ha un po’ destabilizzato. C’è voluto tempo per metabolizzare la sconfitta, tant’è che abbiamo perso anche il match successivo con Lerici, assolutamente alla nostra portata: è stata di fatto l’unica vera partita che abbiamo sbagliato. Dopo averci messo un po’ a ritrovare il nostro equilibrio, abbiamo vinto le ultime due partite e adesso siamo matematicamente ai play-off, ovvero dove volevamo arrivare.

Che tipo di campionato state affrontando?
E’ un campionato in cui non puoi sbagliare una partita: fino alla scorsa giornata potevamo andare sia ai play-off che ai play-out. Nulla è deciso fino alla fine e un minimo errore può compromettere l’intera stagione.

Dove può arrivare questa squadra, adesso che sono cominciati i play-off?
Affronteremo Bologna, che è una squadra con una recente storia di buonissimo livello, essendo appena retrocessa dall’A2. Ha una disponibilità di spazi, di giocatori e di tecnici sicuramente più ampia della nostra, però una volta arrivati a questo punto si cerca di giocarsela fino alla fine. Noi ci proveremo e sono convinto che i ragazzi daranno il massimo. Poi se loro saranno i più forti allora stringeremo loro la mano.

Che tipo di squadra è Modena? Puntate molto sui giovani?
Noi, forse, siamo l’unica squadra composta esclusivamente da ragazzi di Modena e provincia, cresciuti nel vivaio di Modena o altre squadre limitrofe. Io stesso sono cresciuto a Carpi. A parte io e un altro ragazzo, il più “vecchio” è un ’98, ma abbiamo anche dei 2004 che giocano titolari. Diciamo che di prospettiva ce n’è tanta.

Da quest’anno lei ricopre il ruolo di giocatore-allenatore, com’è nata questa opportunità?
Ad inizio della stagione mi era stato chiesto di poter essere l’allenatore della squadra, perché ancora non sapevo se sarei riuscito a giocare. Poi per una serie di infortuni di nostri giocatori, ho scelto di continuare a giocare. Il doppio ruolo? La difficoltà principale è cercare di preparare il tutto prima della partita. Chiaramente quando si è in acqua si ha una visione diversa rispetto a quando si è fuori. Si cerca di fare tutto il lavoro possibile e di immaginarsi la partita nelle sue dinamiche prima. Durante invece bisogna rimanere il più lucidi possibile.

Le è mai capitato di decidere di sostituirsi?
Si assolutamente. E’ un’altra delle difficoltà da affrontare, perché come giocatore non vorresti mai uscire, ma ti devi anche rendere conto che in quel momento c’è necessità di una scelta differente. E’ una cosa che va fatta, anche se non è semplice.

Quali effetti ha avuto, invece, la pandemia sulla società e la squadra?
Sotto questo punto di vista, la società è stata esemplare. Ci ha sempre messo a disposizione gli spazi di cui avevamo bisogno. In Emilia Romagna siamo stati un punto di riferimento durante il lockdown, perché diverse società venivano ad allenarsi da noi. Modena da questo punto di vista ha fatto molto, o per lo meno tutto quello che poteva fare. Anche se poco, ci siamo potuti allenare regolarmente.

Quali protocolli dovete seguire?
Dobbiamo fare i tamponi dalle 48 alle 72 ore prima di tutte le partite, e certificare la negatività di tutti gli atleti e del gruppo squadra.

di Mattia Amaduzzi

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