Teatro: “La Tempesta” di Shakespeare in scena allo Storchi

(foto di Alessandro Serra)

Dopo una lunga tournée nazionale e internazionale, tra cui le date al Wuzhen Festival in Cina, torna nei teatri ERT La tempesta di William Shakespeare, con la regia dell’artista poliedrico e visionario Alessandro Serra, in scena al Teatro Storchi di Modena da giovedì 30 novembre a domenica 3 dicembre. Lo spettacolo, che ha debuttato in prima nazionale a marzo 2022 alle Fonderie Limone di Moncalieri, è un’importante coproduzione di Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale con Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale / Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Sardegna Teatro / Festival d’Avignon / MA scène nationale – Pays de Montbéliard, in collaborazione con Fondazione I Teatri Reggio Emilia / Compagnia Teatropersona

Sabato 2 dicembre alle ore 16.30 al Teatro Storchi è in programma un incontro con il regista Alessandro Serra in dialogo con il docente e coordinatore del corso di Laurea in Discipline della musica e dello spettacolo dell’Università di Bologna Enrico Pitozzi, nell’ambito del ciclo Conversando di teatro.

La tempesta è l’ultima opera scritta da Shakespeare, densa di suggestioni oscure e misteriche. Il tema centrale è apparentemente il potere, che tutti i personaggi cercano di conquistare o usurpare. Il dramma si tinge di sovrannaturale e la magia si rivela un pretesto per una riflessione sulla forza del Teatro in cui, sembra suggerire il Bardo, risiede il vero potere, perché è capace di evocare mondi onirici, paradisiaci o terrorizzanti. Alessandro Serra, dopo il grande successo di Macbettu, torna a confrontarsi con la drammaturgia shakespeariana realizzando uno spettacolo con una forte e suggestivo impronta visiva.

“Prospero trascura il governo, – scrive Alessandro Serra – cioè gestisce male il potere. E subito suo fratello, il suo stesso sangue, trama contro di lui insieme al re di Napoli e lo condanna a una morte per acqua. Gonzalo lo salva, fornendogli segretamente la fonte di un potere ben più grande di quello politico: la magia. Ma chi è sradicato non può che sradicare, dice Simone Weil, e così non appena giunto sull’isola, Prospero usa il suo potere magico per sottrarla a Caliban, che prima adotta come figlio e poi trasforma in schiavo. Lo stesso farà con Ariel: lo libera dalla schiavitù ma lo condanna a servirlo per dodici anni. Persino il suo atteggiamento nei confronti di Ferdinando e Miranda è dettato da un mero interesse dinastico. Anche nella tempesta, come in tutti i romances, c’è il tema dell’unione di due regni.

Non appena mettono piede sull’isola Antonio convince Sebastiano a uccidere suo fratello per divenire re di Napoli. Solo Gonzalo, in un mirabile monologo scritto da Shakespeare con le parole di Montaigne, vaneggia di una società ideale senza violenza in cui ogni bene sia in comune, senza alcuna sovranità, in simbiosi con la natura. Ed è proprio di fronte alla natura che nella prima scena si ribaltano le gerarchie: in un mare in tempesta comanda il Nostromo, non il re, perché Che gliene importa ai cavalloni del titolo di re!  Ma in realtà chi comanda davvero è la natura, e quando la natura decide di riprendersi il suo spazio i marinai non possono che intonare il loro saggio requiem: È tutto inutile, preghiamo! Siamo fottuti!

Tutti sono sul punto di morire annegati, ma in realtà non muore nessuno, è più un’immersione battesimale, un’iniziazione nel proprio labirinto interiore al termine della quale, dice Gonzalo, noi tutti ritrovammo noi stessi quando nessuno era più padrone di sé. Nella tempesta il sovrannaturale si inchina al servizio dell’uomo, Prospero è del tutto privo di trascendenza, eppure con la sua rozza magia imprigiona gli spiriti della natura, scatena la tempesta, e resuscita i morti. Ma sarà Ariel, uno spirito dell’aria, ad insegnargli la forza della compassione, e del perdono. Lo credi davvero, spirito? Io sì, se fossi umano.

Su quest’isola-palcoscenico tutti chiedono perdono e tutti si pentono ad eccezione di Antonio e Sebastiano, non a caso gli unici immuni dalla bellezza e dallo stato di estasi che pervade gli altri. Il fatto che Prospero rinunci alla vendetta proprio quando i suoi nemici sono distesi ai suoi piedi, ecco questo è il suo vero innalzamento spirituale, il sovrannaturale arriva quando Prospero vi rinuncia, rinuncia a usarlo come arma.

Ma il potere supremo, pare dirci Shakespeare, è il potere del Teatro. La tempesta è un inno al teatro fatto con il teatro la cui forza magica risiede proprio in questa possibilità unica e irripetibile di accedere a dimensioni metafisiche attraverso la cialtroneria di una compagnia di comici che calpestano quattro assi di legno, con pochi oggetti e un mucchietto di costumi rattoppati. Qui risiede il suo fascino ancestrale, nel fatto cioè che tutto avviene di fronte ai nostri occhi, che tutto è vero pur essendo così smaccatamente simulato, ma soprattutto che quella forza sovrumana si manifesta solo a condizione che ci sia un pubblico disposto ad ascoltare e a vedere, a immaginare, a condividere il silenzio per creare il rito. L’uomo avrà sempre nostalgia del teatro perché è rimasto l’unico luogo in cui gli esseri umani possono esercitare il proprio diritto all’atto magico”.

In occasione della replica di sabato 2 dicembre alle ore 19.00 è in programma il laboratorio di musica e canto a cura di Flauto Magico, nell’ambito del progetto Vengo anch’io!, che offre alle famiglie la possibilità di assistere ad alcuni spettacoli del cartellone mentre le bambine e i bambini (dai 6 agli 11 anni) partecipano a laboratori creativi a cura di associazioni e realtà artistiche del territorio, in spazi interni al Teatro.

Biglietteria: dal martedì al sabato ore 10.00 – 14.00; martedì e sabato anche ore 16.30-19.00

Vendita online: modena.emiliaromagnateatro.com | www.vivaticket.com

 

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