Teatro Storchi: Natalino Balasso interpreta il Ruzante

È stato uno dei cavalli di battaglia di Dario Fo. Ora a cimentarsi con l’opera di Angelo Beolco detto il Ruzante è Natalino Balasso, in scena al Teatro Storchi dal 23 al 26 febbraio (giovedì e venerdì ore 20.30, sabato ore 19, domenica ore 16). Sul palco con il comico veneto (ma vive in provincia di Modena) anche Marta Cortellazzo Wiel (nella foto con Balasso) e Andrea Collavino, mentre la regia è firmata da Marta Dalla Via. Un ensemble affiatato per tessere i fili e i toni di questa commedia dove la vis comica s’intreccia con quella drammatica.

Balasso è riuscito a intrecciare una compilation di testi tratti dall’opera di Beolco re-inventando un gergo che mantenesse senso e suono dell’originale”, spiega la regista. “Una drammaturgia fatta di scelte lessicali che sono, in pieno stile ruzantiano, scelte politiche e polemiche. Un neo-dialetto obliquo, abbondante e spassoso, che rende concrete tre figure toccanti: l’amico rivale Menato, Gnua donna sottoposta eppure dominante e lo stesso Ruzante. Un uomo contemporaneamente furbo e credulone, pavido eppure capace di uccidere, un eroe comico dentro il quale scorre qualcosa di primitivo che lo rende immortale. Credo che Angelo Beolco, con il suo alter ego e le sue opere, volesse dimostrare che un altro modo di fare arte/cultura era possibile e provava a fare azioni sceniche anti sistema anche quando era accolto da quel sistema. In questo credo che la vicinanza con la poetica e la visione di Natalino Balasso sia evidente”.

In principio c’era il ‘ruzzare’, ovvero il rincorrersi per giocare, giocare/recitare sopra radici teatrali e linguistiche senza inciampare. Balasso ci è riuscito intrecciando una compilation di testi tratti dall’opera di Beolco. In questo mondo di villani dove la peste va e viene, tragico e comico sono fusi e conditi da desideri fisici inappagati e diritti non riconosciuti. Attraverso un profondo lavoro umoristico si cerca di demistificare la città, il potere, l’idea falsata di benessere alle quali questi villani hanno sacrificato tutto. Dove pensavamo di trovare un paesaggio confortante e bucolico troviamo crudeltà e oppressione. Così, cercando “l’allegrezza”, siamo arrivati in cima all’albero della cuccagna per scoprire che i prosciutti e le altre vivande sono di plastica.  Non resta che permettere alla risata di diventare esperienza critica su di sé e l’altro da sé, nel presente.

Ma chi era Ruzante? È vissuto nella prima metà del ‘500, è stato autore di commedie rusticane scritte in pavano, termine con cui a Venezia si indicavano i dialetti della terraferma, giudicati inferiori e utilizzati appunto per opere comiche. Lo pseudonimo di Ruzante è ripreso dal nome di un personaggio delle sue commedie, un contadino veneto che è stato differentemente caratterizzato di opera in opera. Le sue opere descrivono il mondo dei poveri, degli sfruttati, dei contadini: un mondo presentato con l’amarezza di chi conosce la vita squallida e segnata dalle ingiustizie delle classi subalterne.

Info e biglietteria: 059.2136021

 

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