Tra acqua e vento: un modello del Bernini ospite alla Galleria Estense

Un’opera di Gian Lorenzo Bernini, il Rio della Plata, modello preparatorio dell’artista per la Fontana dei Quattro Fiumi di Roma, sarà visibile da oggi, venerdì 6 maggio al 6 novembre 2022 alla Galleria Estense, per la prima volta esposta in un contesto che ricolloca Bernini in un territorio, quello Estense, in cui il grande artista lasciò tracce del suo genio assoluto. L’opera, proveniente dalla Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ D’Oro di Venezia, sarà infatti allestita a Modena sotto lo sguardo del ritratto di Francesco I d’Este, il celeberrimo busto in marmo che Bernini scolpì quasi in contemporanea. Un piccolo ma importante evento da non perdere per il pubblico del museo anche per la presenza in Galleria dell’analogo modello di Antonio Raggi, traduzione di pensieri e disegni dello stesso Bernini per la fontana di Sassuolo, che permetterà di capire meglio l’eccezionalità di questa incursione di barocco romano a Modena. Spicca il ruolo del duca Francesco, che grazie al suo carisma e alla sua fiducia nel potere delle immagini, riuscì a conquistare il più grande e corteggiato artista italiano del pieno Seicento.

A cura di Federico Fischetti, in collaborazione con la Direzione Regionale Musei Veneto, il prestito è stato concesso in occasione della mostra Da Donatello ad Alessandro Vittoria, 1450-1600. 150 anni di scultura nella Repubblica di Venezia (Venezia, Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro, 22 aprile – 30 ottobre 2022), in cui sono esposte anche due importanti opere della Galleria Estense di Modena.

 

IL “RIO DELLA PLATA”, LA FONTANA DEI FIUMI E IL RAPPORTO CON GLI ESTENSI

IL 2 giugno 1651 fu inaugurata a Roma la Fontana dei Fiumi. Ai contemporanei apparve subito come un “miracolo del mondo” che condensava un eccezionale slancio di progettazione artistica, ingegneristica, idraulica e figurativa. Un colossale obelisco di età imperiale in equilibrio su una scogliera ventosa, assieme alle personificazioni dei quattro maggiori fiumi dei continenti conosciuti: Danubio per l’Europa, Nilo per l’Africa, Gange per l’Asia e Rio della Plata per le Americhe. Così il papa Innocenzo X Pamphilj celebrava la vocazione universale della Chiesa cattolica, ma anche sé stesso come artefice del riassetto di piazza Navona, scenografica sede per il nuovo palazzo di famiglia con annessa la chiesa mausoleo di Sant’Agnese in Agone e il Collegio Innocenziano. Quando Bernini si mise al lavoro per questa nuova impresa, nel 1648, cominciò a ragionare sull’insieme e sui singoli elementi attraverso una lunga serie di disegni e bozzetti tridimensionali, in parte sopravvissuti fino a noi. Era questa la normale prassi quotidiana di uno scultore, per mettere a fuoco idee e sperimentare fino ai risultati formali desiderati. In quasi settant’anni di intensa carriera, Bernini probabilmente elaborò migliaia di bozzetti e modelli in creta. Oggi ne sopravvivono circa quaranta autografi, e si deve proprio all’eccezionale statura e fama del loro autore se tali prodotti artistici, destinati all’abbandono una volta assolta la loro funzione, cominciarono invece a essere apprezzati per il loro valore artistico autonomo, e quindi conservati e collezionati.

L’opera esposta a Modena è una delle sei terrecotte superstiti riconducibili alla Fontana dei Fiumi. Raffigura allegoricamente il Rio della Plata con le fantasiose sembianze di un “moro”, così definito nelle fonti antiche. Bernini affidò al suo collaboratore Francesco Baratta il compito di scolpire in marmo la gigantesca statua, che per contratto doveva essere alta quattro metri e mezzo se immaginata in piedi. Dunque siamo al cospetto di un lavoro non pubblico, ma interno all’atelier dell’artista, e questa dimensione funzionale e quotidiana è suggerita anche da un dettaglio commovente: nella roccia più bassa, che poggia direttamente sul basamento, c’è l’impronta di un polpastrello di Bernini, una vera e propria impronta digitale sfuggita alle successive rifiniture. Qualche scintilla di queste invenzioni poté brillare anche in territorio estense. Di lì a poco infatti il duca Francesco I d’Este ottenne da Bernini idee e disegni per alcune fontane destinate al Palazzo Ducale di Sassuolo. Da Roma il maestro lasciò partire Antonio Raggi, il più fidato dei suoi collaboratori, che giunse qui per dedicarsi al progetto e sovrintendere alla realizzazione delle tre fontane ancora esistenti. Nella Sala 21 della Galleria Estense è esposto un meraviglioso modello definitivo di Raggi, davvero un parente stretto di quelli di Bernini per il capolavoro di piazza Navona.

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