Ciacarare modenese. Il nemico numero uno della rezdòra: al gàat

Gatto, in dialetto gàat: nemico numero uno della brava massaia alle prese con le pulizie. Naturalmente con gatto non s’intende l’adorabile felino domestico, ma un grumo o batuffolo di polvere che prende ad annidarsi nelle opulente dimore geminiane soprattutto durante i mesi freddi.

Ecco quindi che comincia un’ impari tenzone tra la rezdòra e i gàat, destinata a concludersi con la vittoria di questi ultimi. Non c’è scopa, non c’è swiffer o Vorwerk Folletto che tengano: i gàat infatti sono in grado di riprodursi a velocità impressionante, si moltiplicano come Gremlins, mentre ne catturi uno se ne creano 3… potremmo dire che ‘la mèdra di gàat l’è sèimper incinta’.

Inoltre i gàat scelgono tane scomodissime, è rarissimo trovare un gàat al centro della stanza. No, i gàat si celano dietro alle porte, sotto ai caloriferi e, se scelgono di piazzarsi sotto al letto a ai tavoli o ai divani, ecco che vanno a sistemarsi al centro perfetto, equidistanti da ogni lato e cioè nel punto più difficilmente raggiungibile dal bocchettone dell’aspirapolvere se non con l’ausilio di faticosi scumachìni fisici e profluvio di madosche ben farcite. I gàat si nutrono di loro stessi, sono autotrofi: nel caso non vengano sterminati tenderanno ad unirsi tra loro in nuvoloni-blob orgiastici di polvere. Ogni tanto però non disdegnano di aumentare la loro massa e sagoma inglobando i loro alleati preferiti: i pelucchi di pullover e i capelli che cadono o a causa del ricambio stagionale o per sempre.

Vengono così a formarsi mostruosi ibridi di gàat/pelucco/capello, veri e propri abomini, ognuno diverso dall’altro come i fiocchi di neve. I gàat, in senso metaforico/allegorico, si possono trovare citati anche in situazioni che non riguardano la cura della casa, come ad esempio: ‘Bèmo Viller, in du èt sté, l’è mez’òra ca’t spèt..!’ – ’Tès valà, a ièra in màchina a drè a sarafèr la muièra ed Gibertèin…as’rà trein’an che nisùn a’n la ravanèva brìsa…’ – ‘Da bòun?! Ghìvla d’la pòlvra?’ – ‘D’la pòlvra?!? La gh’iva i gàat..!’.

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