L’influenza è in arrivo. Ne abbiamo parlato con i dottor Stefano Zona dell’Usl di Modena

Per questo autunno/inverno ci dobbiamo aspettare una stagione influenzale di intensità medio-alta, che porterà dai 6 ai 7 milioni di casi, in considerazione del fatto che in Australia, nel loro periodo invernale, ovvero il nostro agosto, si è verificata una delle stagioni più aggressive, in particolare la peggiore degli ultimi 5 anni. E’ così? Lo abbiamo chiesto al dottor Stefano Zona, infettivologo dell’Azienda USL di Modena. “Ci aspettiamo un numero di casi abbastanza elevato perché negli ultimi due anni l’influenza non ha circolato. Molte più persone, rispetto al periodo pre pandemia, entrano nella stagione influenzale di quest’anno con scarsa o nulla immunità ed è vero soprattutto per i bambini. C’è un serbatoio di persone più ampio che può contrarre la malattia, come è successo sostanzialmente nell’altro emisfero”.

In Australia che virus circolano?
I ceppi sono tre. Uno è l’influenza H1N1, quello che causò la pandemia più di 10 anni fa, poi c’è H3N2, un’influenza A che ha circolato negli ultimi 4/5 anni, generando quadri abbastanza impegnativi anche nei giovani, con febbre alta, male alle ossa e potenziale polmonite e, infine, un’influenza di tipo B, lignaggio Victoria. Siamo però abbastanza tranquilli, dal momento che tutti e tre i ceppi sono contenuti nei vaccini quadrivalenti che stiamo utilizzando nella campagna vaccinale antinfluenzale in corso.

Quali sono i sintomi principali?
Sono gli stessi dell’influenza che conoscevamo prima della pandemia, per cui abbiamo febbre alta, stanchezza profusa, dolore alle ossa e alle articolazioni e in alcuni soggetti anche una tosse secca importante, perché potrebbe esserci una polmonite virale. La sintomatologia dura in genere dai 5 ai 7 giorni e poi tende a risolversi.

Ormai si è ridotto quasi del tutto l’uso di mascherine, gel e distanziamento, questo ci rende meno protetti e più vulnerabili?
Il nostro sistema immunitario quello era e quello è. Senza mascherina, però, siamo meno protetti e i virus respiratori sono liberi di circolare come accadeva prima della pandemia, quando era scontato che circa un 10% della popolazione avrebbe contratto un’influenza o una sindrome simil-influenzale, quindi ci aspettiamo per quest’anno la stessa circolazione o quasi.

Saremo cioè sempre intorno a quel 10%, 6/7 milioni di casi?
Diciamo 4/5 milioni, ma l’aspettativa è che, soprattutto tra i bambini al di sotto dei 5 anni, si diffonda una forte epidemia di influenza e altri virus respiratori perché negli ultimi due anni non sono stati esposti. Il serbatoio, specie nella popolazione pediatrica, è abbastanza importante, la conferma arriva anche dal report di Influnet che rileva come a trainare l’incidenza delle sindromi simil-influenzali sono proprio i bambini.

Il picco, come sempre, sarà in prossimità delle feste e con l’arrivo del freddo?
Diciamo che il freddo si accompagna anche a un cambiamento delle abitudini, perché stiamo più tempo al chiuso e, durante le feste, stiamo con altre persone. In quel contesto la diffusione dei virus respiratori è più ampia. Quest’anno il picco in Australia è arrivato in anticipo rispetto agli altri anni, a giugno e, se l’andamento sarà simile, ci possiamo aspettare il picco da noi già a dicembre.

Combinare vaccini antinfluenzale e anticovid è una buona idea?
Io ho fatto entrambe le vaccinazioni stamattina. Farli insieme non è più pericoloso e i vaccini sono molto più sicuri di qualsiasi altro farmaco che prendiamo normalmente. Vaccinarsi con più vaccini contemporaneamente potenzia l’efficacia dei singoli vaccini ed è uno dei motivi per cui ai bambini si fanno vaccini combinati. La vaccinazione combinata, inoltre, ci aiuta a ottimizzare i tempi sia dei servizi che degli utenti e, inoltre, gli effetti secondari rimangono gli stessi, che si faccia una sola vaccinazione o che se ne facciano due.

Se c’è altro che vuole aggiungere…
Vorrei sottolineare l’importanza della vaccinazione antinfluenzale in particolare per una categoria, ovvero le donne in gravidanza, che dovrebbero farla sostanzialmente per due motivi, sia per proteggere sé stesse che per proteggere chi nascerà. La vaccinazione antinfluenzale darà una quota di immunità anche al nascituro che, magari nascendo in inverno, tra dicembre e febbraio, quando il virus circolerà in modo piuttosto deciso, potrà contare su una quota di anticorpi della madre. Informazioni dettagliate sulla campagna vaccinale antinfluenzale si possono trovare sul sito www.vaccino-antinfluenzale.it

di Patrizia Palladino

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