Piazza Matteotti e la ‘Casa dei Riders’. Intervista all’assessore Andrea Bosi

Fanno consegne a domicilio, soprattutto di cibo, usando la bicicletta, lo scooter e alcuni anche il monopattino. La maggioranza di loro lavora per le piattaforme online tra cui Deliveroo, Just Eat e Glovo, che sono le più diffuse ma ce ne sono altre. Sono i ciclofattorini, i riders, una nuova tipologia di lavoratori e lavoratrici esplosa durante la pandemia, quando il lockdown ci aveva chiusi in casa e di uscire a pranzo o cena, non se ne parlava proprio. A dicembre 2022 la nostra città inaugurava, prima in Italia, la “casa per i riders in zona Tempio, accanto all’ex Cinema Principe. Dal 19 gennaio di quest’anno ha aperto a Modena la seconda casa dei riders, in Piazza Matteotti. Come nasce questo servizio e quale il suo intento, ce lo spiega Andrea Bosi, assessore alle Politiche per il lavoro e la legalità del Comune di Modena. “L’idea è nata circa due anni e mezzo fa, in piena pandemia, quando la città era piena colma di ciclofattorini, circa 400, e ci si cominciava a interrogare sulle loro tutele assicurative, lavorative e previdenziali. Prendevano piede le App e i grandi gruppi di delivery che poi abbiamo imparato a conoscere, ma non c’era una vera e propria forma di regolamentazione contrattuale. I riders erano lavoratori autonomi che, a loro rischio e pericolo, facevano incontrare domanda e offerta di cibo attraverso piattaforme digitali. Insieme ai sindacati, che hanno avuto un ruolo essenziale anche nei successivi sviluppi al ministero, ci siamo chiesti quali forme di politiche attive mettere a disposizione di questi lavoratori fragili, autonomi e sottopagati. Abbiamo quindi creato un tavolo di concertazione con CGIL, CISL, UIL e le categorie di riferimento per pensare a una serie di servizi e, tra questi, c’era l’attivazione di uno o più luoghi in cui i riders potessero sostare tra una consegna e l’altra o al termine del giro. L’idea è nata pensando soprattutto ai periodi più freddi, così a dicembre 2022 abbiamo aperto la prima “casa” in Piazzale Natale Bruni”.

Quell’apertura ebbe una grande eco anche a livello nazionale, se ricordo bene…
Sì, avevamo sottoscritto un protocollo d’intesa con i sindacati e quell’apertura fu, in assoluto, il primo esempio in Italia ed ebbe, in effetti, grande attenzione. Dopo quel primo esperimento, il tavolo di concertazione è proseguito e abbiamo deciso di allargare l’esperienza, aprendo un’altra casa in piazza Matteotti.

Come funziona il servizio? Cosa trovano i riders nelle case?
La casa in piazza è aperta nove ore a settimana, dal venerdì alla domenica, dalle 18 alle 21 e i riders possono entrare e sostare tra una consegna e l’altra, ripararsi dal freddo o dalla pioggia, utilizzare i servizi igienici e ricaricare il cellulare, che per loro è uno strumento di lavoro indispensabile. Questi sono i servizi a disposizione e all’interno c’è una guardia giurata che si occupa di garantire la sicurezza. Adesso i riders hanno due luoghi dove potersi rifugiare, uno verso Modena nord e l’altro nel cuore del centro storico.

Sono previste altre aperture?
Ci stiamo preparando ad aggiungere un altro servizio, stiamo cioé concludendo una convenzione con la Ciclofficina, un luogo conosciuto da tutti i ciclisti di Modena e che si trova sotto le tribune del Novi Sad. Per le piccole riparazioni i riders potranno fare riferimento alla Ciclofficina, lì troveranno l’assistenza, gratuita, di cui hanno bisogno.

Gli orari di apertura delle “case” saranno estesi o rimangono quelli?
Abbiamo fissato quegli orari, 18-21 nel fine settimana, perché sono quelli in cui si svolge la maggior parte delle consegne. Abbiamo pensato a quella fascia per garantire un punto di appoggio nel momento di massimo lavoro. Se apro la casa alle 16, in giro non ci sono tanti riders…

In Piazza Matteotti c’è anche il “Punto Citta Sicura” che ha sede nella ex edicola e ha riaperto il 31 gennaio, a San Geminiano, dopo una seconda fase di riqualificazione. Che lavori sono stati fatti?
I lavori fatti erano previsti fin dall’inizio e si tratta di interventi di adeguamento per installare delle vetrate come quelle della casa dei riders. Sono stati fatti anche altri piccoli lavori di manutenzione per rendere l’interno del chiosco perfettamente gestibile e vivibile per alcune ore di seguito. Si tratta di un luogo di lavoro e di sosta e servivano, ovviamente, alcuni piccoli accorgimenti perché potesse rispondere a tutte le normative.

Tornando alla “casa” dei riders, come é stata accolta questa seconda apertura?
C’è stata molta attenzione anche su questa seconda apertura, come per quella dell’anno scorso. Modena si conferma una città dove il lavoro non viene declinato solo sotto il profilo quantitativo, ma anche qualitativo, in particolare per quanto riguarda il lavoro dei più fragili.

di Patrizia Palladino

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